VenetoCongiuntura I trimestre 2025: manifattura senza segnali di ripresa. Produzione industriale -3,2%, tiene la domanda estera.

Nel primo trimestre del 2025, l’attività manifatturiera veneta si conferma in una fase di stagnazione. La produzione industriale cala del -3,2% su base annua, mentre la variazione congiunturale si attesta al -0,2%. La variazione congiunturale destagionalizzata resta invariata (+0,0%), segnalando l’assenza di segnali di ripresa. Le prospettive restano quindi incerte, anche sul fronte dell’export, fortemente esposto a fattori esterni di debolezza, dall’instabilità economica della Germania alla crisi dell’automotive a quella del tessile, dalla transizione all’elettrico ai dazi USA e alla crescente competizione tra Stati Uniti e Cina. Nonostante questo, emerge una tenuta della domanda estera nonostante il rallentamento economico in mercati chiave e condizioni meno favorevoli all’export. L’indicatore relativo agli ordini provenienti dall’estero mostra un +0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2024.

I segnali provenienti dalla produzione industriale veneta delineano complessivamente un quadro di debolezza strutturale, con pochi settori in controtendenza (quello delle macchine elettriche ed elettroniche che cresce del +3,1%, alimentare e bevande restano stabili) e una domanda interna ancora poco dinamica per sostenere una ripresa solida. Tutti questi fattori riducono le opportunità di consolidamento per le imprese venete.

Le previsioni degli imprenditori per il prosieguo dell’anno rivelano un clima di fiducia prudente. Il 47% delle imprese si attende un incremento della produzione, il 36% prevede stabilità e il 16% teme una flessione.

Sono i risultati principali di VenetoCongiuntura, l’analisi congiunturale sull’industria manifatturiera realizzata da Unioncamere  del Veneto su un campione di circa 2.200 imprese con almeno 10 addetti, cui fa riferimento un’occupazione complessiva di oltre 100.000 addetti.

“Nell’avvio del 2025 prosegue la fase di stallo del manifatturiero veneto in corso ormai da quasi due anni – commenta il presidente di Unioncamere del Veneto Antonio Santocono – in cui la ripresa resta fragile e disomogenea. Il consolidamento dipenderà dalla tenuta della domanda, in particolare quella interna, e dalla capacità delle imprese di reagire a un contesto internazionale ancora instabile, caratterizzato da tensioni commerciali e crescente incertezza geopolitica.

Come sistema camerale, abbiamo il dovere di affiancare le imprese in questa fase delicata. È fondamentale rafforzare le filiere strategiche, sostenere la transizione digitale e accelerare i processi di internazionalizzazione e diversificazione. Parallelamente, è necessario intervenire per ridurre i vincoli burocratici e semplificare l’accesso agli strumenti di supporto, così da favorire gli investimenti in nuovi mercati e tecnologie. L’economia veneta ha saputo reagire con determinazione anche nei momenti più complessi. Oggi più che mai serve uno sforzo condiviso per affrontare le sfide che ci attendono, rilanciare la competitività del nostro sistema produttivo e costruire le basi per una crescita duratura, sostenibile e inclusiva per il nostro territorio”.

Il contesto internazionale e nazionale

Nel complesso, le proiezioni FMI per il triennio 2024-2026 delineano un’economia mondiale in rallentamento, in cui il baricentro della crescita si sposta sempre più verso Sud ed Est. L’Asia emergente, l’Africa subsahariana e alcune economie del Medio Oriente si confermano poli dinamici, mentre l’Europa continentale fatica a ritrovare slancio. Le dinamiche globali restano influenzate da fattori esogeni e imprevedibili — tra cui guerre, shock energetici e transizioni tecnologiche — che rendono ancora più urgente una riflessione sulle strategie di resilienza e competitività, in particolare per Paesi strutturalmente vulnerabili come l’Italia.

Il settore manifatturiero italiano continua a mostrare segnali di debolezza strutturale, confermati tanto dai dati congiunturali quanto dagli indicatori di sentiment. Alla fine del primo trimestre del 2025, la produzione manifatturiera ha registrato il calo più marcato degli ultimi quattro mesi, con ricadute evidenti sull’occupazione, sugli acquisti di input e sulla gestione delle scorte da parte delle imprese.

Le stime di Prometeia per l’Italia confermano una crescita economica moderata nei prossimi anni, condizionata dalle incertezze internazionali e dalla debolezza di alcune componenti interne. Nel 2025, il PIL italiano è atteso crescere dello 0,6%, confermando un ritmo rallentato rispetto agli anni precedenti. 

Sul fronte interno, la spesa delle famiglie dovrebbe mostrare segnali di recupero dopo un periodo di cautela successivo allo shock inflazionistico.

La manifattura veneta

Nel primo trimestre del 2025, l’attività manifatturiera veneta si conferma in una fase di stagnazione. La produzione industriale cala del -3,2% su base tendenziale, mentre la variazione congiunturale si attesta al -0,2%. Il dato della variazione congiunturale destagionalizzata resta invariato (+0,0%), segnalando l’assenza di segnali di ripresa.

Nel primo trimestre del 2025, la distribuzione dei giudizi espressi dalle imprese manifatturiere venete sulla produzione evidenzia un quadro ancora molto incerto. Le imprese che segnalano un aumento della produzione (40%) e quelle che indicano una riduzione (41%) si equivalgono sostanzialmente, mentre solo il 18% riporta una situazione di stabilità.

Questo equilibrio tra giudizi positivi e negativi riflette un contesto congiunturale che fatica a ritrovare una direzione chiara di crescita.

La produzione di beni intermedi registra un aumento (+3%), a indicare una possibile ripresa della domanda lungo la filiera produttiva. Al contrario, i beni di investimento subiscono una contrazione (-3,6%), un segnale di prudenza da parte delle imprese. Anche i beni di consumo evidenziano un calo (-1,5%), a conferma di una domanda ancora debole, sia interna che estera.

Anche l’analisi per settori industriali conferma le difficoltà generalizzate: rispetto al primo trimestre del 2024, la produzione cala nella maggior parte dei comparti. Fanno eccezione solo il settore delle macchine elettriche ed elettroniche, che cresce del +3,1%, e il comparto alimentare, bevande e tabacco, in sostanziale stabilità (+0,3%). Soffrono i metalli e prodotti in metallo (-4,1%), le altre industrie manifatturiere (-4,5%) e in particolare i mezzi di trasporto, che registrano la flessione più marcata (-6,6%).

Il grado di utilizzo degli impianti è rimasto vicino al 69%. Le migliori performance si registrano nell’industria delle macchine elettriche ed elettroniche e nella produzione del marmo, vetro e ceramica attorno al 73%. Al contrario, apparecchi meccanici (65%) e il settore legno e mobile (64%) rimangono nettamente al di sotto della media, con oltre un terzo della capacità produttiva ancora inutilizzata.

Nonostante il contesto globale sfavorevole, l’indicatore degli ordini esteri mostra una tenuta, segnando un incremento dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2024. Tuttavia, questo segnale positivo non si riflette sul fatturato estero, che su base annua registra una flessione dell’1,3%.

La domanda interna registra una lieve crescita su base annua (+0,5%), ma segna una nuova flessione su base congiunturale (-0,6% destagionalizzato). La combinazione della debolezza della domanda interna ed estera si riflette nel fatturato complessivo, in calo del 2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, indicando una fase di stagnazione più che una ripresa. Le previsioni degli imprenditori per il prosieguo dell’anno rivelano un clima di fiducia prudente. Il 47% delle imprese si attende un incremento della produzione, il 36% prevede stabilità e il 16% teme una flessione. Le attese sulla domanda interna sono allineate: il 43% prevede una crescita degli ordini, il 39% stabilità e il 17% una contrazione. Anche per la domanda estera, le aspettative restano caute: il 44% degli operatori ipotizza un aumento, il 38% non prevede variazioni e il 18% si aspetta un calo. Per quanto riguarda il fatturato complessivo, il 49% delle imprese prevede una crescita, il 33% stabilità e il 18% una diminuzione.