Venezia, 7 luglio 2016 – Oltre dieci miliardi di euro di benefici all’anno, con conseguente diminuzione del debito pubblico, derivanti da un aumento del Pil grazie alla valorizzazione delle Regioni virtuose e da un risparmio di spesa mettendo “sotto tutela” quelle non virtuose, che verrebbero responsabilizzate senza procedere a tagli. Passano da un “modello integrato” i benefici dell’applicazione del federalismo differenziato nell’articolo 116 della Costituzione. La proposta è contenuta in uno studio, illustrato a Palazzo Ferro Fini da Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio Regionale del Veneto, e Unioncamere Veneto, rappresentata dal presidente Giuseppe Fedalto e dal segretario generale Gian Angelo Bellati, realizzato nell’ambito dell’Osservatorio sul federalismo e la finanza pubblica (www.osservatoriofederalismo.eu).
L’analisi dell’indice di virtuosità, ricavato dall’intreccio di dieci indicatori che forniscono informazioni sulla qualità di gestione della macchina amministrativa e sull’impego delle risorse, fa emerge una mappa regionale di virtuosità che – escluse le Regioni a statuto speciale –, posta 100 la media nazionale, fa di Lombardia (132), Veneto (128) ed Emilia Romagna (125) le tre Regioni più virtuose d’Italia. Liguria, Umbria, Marche, Toscana e Piemonte sono sopra l’indice medio ma con valori significativamente più bassi; Puglia (88), Abruzzo (82), Lazio (80), Calabria (79), Campania (78), Basilicata (74) e Molise (46) risultano invece le Regioni non virtuose.
Ne deriva che, per l’efficienza del Paese e lo sviluppo dei territori, le Regioni virtuose (più efficienti avendo dimostrato la loro capacità amministrativa) dovrebbero ottenere ulteriori competenze e funzioni legislative ed amministrative in base all’art. 116 della Costituzione; al contrario, le regioni non virtuose dovrebbero cedere competenze e risorse a livello centrale in un’ipotesi di «tutela» delle competenze allo Stato. Una volta a regime, questo federalismo differenziato consentirebbe alle Regioni virtuose di ottenere un +2,8% di Pil, pari a 5,8 miliardi di euro all’anno (pari a 17 miliardi di euro in un triennio: 10.302 milioni Lombardia; 3.769 milioni Veneto; 3.372 milioni Emilia Romagna). Il sistema della «tutela» statale nelle Regioni non virtuose prende in esame tre diversi interventi (pareggio di bilancio ed equiparazione delle retribuzioni del personale sanitario e non sanitario) e comporterebbe un risparmio di spesa di ulteriori 4,4 miliardi di euro all’anno. Complessivamente, dai 5,8 miliardi derivanti dalla maggiore autonomia delle Regioni virtuose e dai 4,4 miliardi della «tutela» centrale nelle Regioni non virtuose, si avrebbe un beneficio di 10,2 miliardi di euro all’anno.
Lo Studio “I possibili vantaggi di un governo con autonomie regionali differenziate”
Il sito dell’Osservatorio sul federalismo e la finanza pubblica