A conti fatti. L’impatto della crisi delle banche Popolari in Veneto

CRISI BANCHE POPOLARI, IN VENETO BRUCIATI 5 MILIARDI: QUASI UN MILIARDO LE IMPRESE, 4 MILIARDI LE FAMIGLIE.
-0,3% L’IMPATTO SUI CONSUMI, -0,1% SUL PIL REGIONALE
“A conti fatti”, lo studio Unioncamere Veneto sui casi Popolare Vicenza e Veneto Banca

 

Venezia, 12 novembre 2016 | Almeno 4 i miliardi di euro persi dalle famiglie venete che possedevano quote di Veneto Banca e di Popolare Vicenza, meno di un miliardo quelli persi dalle imprese: a conti fatti fanno almeno 5 miliardi di euro. La crisi finanziaria che ha colpito l’economia del Veneto ha piegato soprattutto le famiglie e comporterà un calo dei consumi almeno dello 0,27%, pari a una perdita di almeno 239 milioni di euro. Una contrazione che, rispetto alla situazione in assenza degli effetti della crisi bancaria, comporterà una caduta del Pil regionale dello 0,13%, pari a una flessione di almeno 192 milioni di euro.

I numeri sono contenuti in “A conti fatti. Un primo bilancio dell’impatto della crisi del sistema bancario veneto”, ultimo lavoro del Centro Studi di Unioncamere Veneto, presentato questa mattina alla presenza di Giuseppe Fedalto, presidente Unioncamere Veneto, Pier Paolo Baretta, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Paolo Gurisatti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, e Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno. Lo studio, primo ed unico nel suo genere, è stato realizzato partendo dalle liste complete dei soci degli istituti bancari e incrociando i dati con quelli di fonte Istat ed Infocamere, al fine di stimare la dimensione e l’impatto della crisi delle due popolari.

«Gli effetti della crisi delle due principali banche popolari del territorio sono consistenti sia sul fronte dei risparmiatori-investitori sia su quello delle imprese coinvolte – il commento di Giuseppe Fedalto, presidente di Unioncamere Veneto –. Gli investitori rappresentano un pezzo importante del sistema economico e sociale da sostenere attraverso un’assunzione di responsabilità collettiva che porti a rigenerare quella ricchezza che è andata perduta. Per quanto riguarda le imprese, vanno considerate non solo le perdite subìte ma anche la perdita di garanzie derivante dall’utilizzo delle azioni delle banche stesse quale copertura per l’ottenimento del credito. Ma preoccupa inoltre il generalizzato calo di fiducia, al quale come mondo imprenditoriale e in particolare come Camere di Commercio dovremmo far fronte».

«Sono soprattutto le imprese più piccole e le famiglie ad aver sofferto per la crisi di queste importanti banche del territorio veneto – sottolinea Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Belluno-Treviso e vicepresidente Unioncamere italiana –. Purtroppo il contesto in cui si inserisce questa crisi non è un contesto di crescita, ma di lento declino che sta duramente colpendo la nostra economia da più di otto anni. Anche se gli effetti di questa crisi bancaria sembrano ridotti, in realtà accentuano l’involuzione dell’economia veneta. Se a ciò aggiungiamo infine l’accentramento costante e continuo portato avanti da questo Governo riguardo alle risorse fiscali e alle competenze, fra cui in particolare pesa la riforma del Sistema camerale, possiamo affermare che abbiamo pochissimi strumenti per rimediare a questi gravi danni. Fino a prima della riforma, le Camere di Commercio potevano infatti intervenire attraverso finanziamenti a favore dei Confidi, con bandi per favorire la ricerca e sviluppo tecnologico delle imprese, con iniziative a favore della formazione e degli investimenti. Oggi, grazie a questa pessima riforma del Sistema camerale, non possiamo più dare quel contributo che avremmo potuto dare fino a poco tempo fa».

L’impatto complessivo del caso Veneto Banca ha riguardato 87.504 soci per un totale di 124,5 milioni di azioni e una stima di perdita di 3,8 miliardi di euro al valore di 30,5 euro (fissato all’assemblea dei soci del 2015) e di 4,9 miliardi di euro al valore di 39,5 euro (fissato all’assemblea dei soci del 2014). Solo per le famiglie e le imprese del Veneto la crisi della banca popolare trevigiana ha causato una perdita compresa tra i 2,1 e i 2,7 miliardi.

L’impatto complessivo del caso Popolare di Vicenza ha riguardato 118.994 soci per un totale di 100,2 milioni di azioni e una stima di perdita di 4,8 miliardi di euro al valore di 48 euro (fissato all’assemblea dei soci del 2015) e di 6,3 miliardi di euro al valore di 62,5 euro (fissato all’assemblea dei soci del 2014). Solo per le famiglie e le imprese del Veneto la crisi della banca popolare vicentina ha generato una perdita fra i 2,9 e i 3,8 miliardi di euro.

Il crollo delle due banche popolari venete ha portato pertanto a una perdita complessiva dello stock di attività finanziarie di almeno 5 miliardi di euro (circa il 3,4% del Pil veneto) con un effetto concentrato soprattutto nelle province di Treviso (33%) e Vicenza (44%). La perdita media per socio è stata di 47mila euro (45mila per famiglia e 57mila per impresa). I settori maggiormente colpiti sono stati le attività professionali e le attività finanziarie ed assicurative. Le imprese maggiormente coinvolte si concentrano nella classe di fatturato fino a un milione di euro.

Sono 2.483 le famiglie che possiedono azioni sia in Veneto Banca che in Popolare Vicenza, pari al 2,8% delle famiglie coinvolte dagli effetti della crisi bancaria. Le imprese con azioni in entrambe le banche sono 764, pari al 4,6% delle imprese complessivamente coinvolte.