Sede straordinaria per la riunione del Consiglio di Unioncamere del Veneto, la cui ultima seduta – nel mese di maggio – è stata ospitata alla Casa di Reclusione femminile della Giudecca a Venezia. Un atto simbolico per abbattere i pregiudizi e sottolineare come il carcere sia parte viva e attiva della società civile ed economica per il recupero delle persone.
Una delegazione di componenti del Consiglio di Unioncamere del Veneto, tra cui il Presidente Antonio Santocono, il Segretario Generale Valentina Montesarchio, il coordinatore dei Segretari Generali delle Camere di Commercio Roberto Crosta e alcuni imprenditori e rappresentanti di categoria, ha visitato la Casa di Reclusione alla Giudecca in occasione dei lavori del Consiglio del sistema camerale.
“In carcere c’è bisogno, soprattutto, di assenza di pregiudizi – ha commentato il Direttore della Casa di Reclusione Femminile della Giudecca Dr.ssa Mariagrazia Bregoli accogliendo la delegazione – e la presenza in carcere del Consiglio di Unioncamere del Veneto, che è la casa delle imprese, è stata un segnale importante. Perché il lavoro è dignità e sicurezza per tutti. Se chi esce dal carcere lo fa con un bagaglio di competenze, con una professionalità e con dignità, non tornerà a delinquere”.
“Unioncamere del Veneto collabora attivamente con il Provveditorato regionale della Amministrazione penitenziaria per il Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto Adige del Ministero della Giustizia come componente della “Commissione regionale per il lavoro penitenziario” – ha ricordato il Presidente dell’Unione regionale Antonio Santocono – ed è impegnata nella promozione del lavoro come strumento di rieducazione e reinserimento sociale dei detenuti e nella valorizzazione delle lavorazioni penitenziarie. Nella nostra regione ci sono più di 100.000 offerte di lavoro inevase, promuovere un’economia inclusiva e sostenibile significa considerare il lavoro penitenziario come risorsa anche per le imprese, grazie alla Legge Smuraglia”.
All’interno della Casa di Reclusione Femminile della Giudecca sono presenti le due Cooperative sociali veneziane Il Cerchio, che cura servizi di lavanderia industriale e sartoria, e Rio Terà dei Pensieri che si occupa della coltivazione di frutta ed erbe aromatiche e officinali e di produzione di preparati cosmetici. Sono alcune delle lavorazioni che si svolgono all’interno delle strutture carcerarie regionali e degli istituti penitenziari del Veneto, grazie ad accordi e convenzioni con mondo produttivo, imprese e cooperative, e che sono state raccontate nel volume fotografico “Liberiamo le produzioni – Lavoro penitenziario nel Veneto: opportunità per le imprese” nato dalla collaborazione tra il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per il Triveneto, la Regione del Veneto – Assessorato all’Economia e Sviluppo, Ricerca e Innovazione, e Unioncamere Veneto, grazie alle risorse messe a disposizione dalla Regione tramite la Convenzione PMI 2024.
La Casa di Reclusione Femminile della Giudecca è una realtà peculiare e positiva, perché la stabilità delle detenute e le dimensioni contenute dell’istituto permettono un ambiente più familiare e propenso alla progettualità a lungo termine. Il carcere ospita infatti detenute con pene superiori a cinque anni, elemento che favorisce l’attivazione di percorsi di formazione professionale e reinserimento sociale, con l’obiettivo di fornire competenze concrete e titoli spendibili nel mondo del lavoro. Durante la Biennale Arte 2024, ad esempio, le detenute formate come guide museali hanno accolto oltre 220.000 visitatori nel padiglione “Con i miei occhi”, contribuendo a cambiare la percezione del carcere come luogo chiuso ed escluso dalla società. Un ruolo fondamentale lo giocano le imprese. Attraverso la Legge Smuraglia, i datori di lavoro che assumono persone detenute o ex detenute possono accedere a sgravi fiscali e previdenziali, beneficiando anche di una forza lavoro spesso altamente motivata.