COMUNICATO STAMPA | Venezia, 25 ottobre 2020
“La decisione di chiudere alle 18 i ristoranti ed i bar è il colpo di grazia definitivo ad un settore che era già stato messo duramente alla prova dal primo lockdown, ma aveva saputo reagire con dignità e coraggio. Il Governo dovrà assumersi la responsabilità di una scelta che porterà alla chiusura di attività storiche facendo rimanere senza lavoro moltissime persone”
Così il Presidente Mario Pozza interviene sul Dpcm firmato questa notte e presentato nella conferenza stampa di oggi alle 13.30.
“Quello della ristorazione non è l’unico settore danneggiato, ma pensiamo alla cultura con la chiusura dei teatri. Non si possono spegnere le luci della cultura in un momento tanto difficile per il Paese facendo ricadere il peso di una mancata capacità di gestione sulle istituzioni culturali che in Veneto nella maggior parte dei casi sono virtuose e penso al Teatro Stabile”.
“Nei mesi scorsi il Governo si è ripetutamente lodato per la gestione della pandemia non intervenendo sul trasporto pubblico locale con investimenti ed un piano ad hoc. Oggi abbiamo tutti negli occhi le immagini di treni, tram e metropolitane piene di gente con altissimo rischio contagio. In questi mesi non si è fatto nulla come sulla questione dei tamponi. Oggi le persone sono costrette a fare ore di fila per farli perchè il Governo sta discutendo da settimane se concedere a medici di base e farmacisti la possibilità di effettuarli o meno. Il risultato è che così si creano danni enorme alle imprese che hanno personale in fila a fare i tamponi diminuendo la produttività in un momento in cui non possiamo permetterci di perdere ordinativi e commesse”.
“Si tratta di un decreto che fa pagare il conto delle incapacità gestionali del Governo ai settori già citati di cultura e ristorazione, ma anche a palestre, piscine, centri termali che in questi mesi hanno dimostrato una rigorosa attenzione ai protocolli e comportamenti ineccepibili. Oggi, però, nonostante abbiano fatto i compiti per casa alla perfezione gli viene chiesto di chiudere”.
“La chiusura serale non tiene conto delle istanze delle attività di ristorazione e dei cambiamenti delle abitudini delle persone. Infatti negli ultimi anni a causa della velocità del vissuto quotidiano e lavorativo la cena è divenuto il pasto principale e per i ristoranti, quindi, tra le entrate principali. Il Governo togliendo questa entrata praticamente mette in rosso i bilanci dei ristorantino per decreto”.
“Il Governo non vuole chiamarlo lockdown ma lo è nei fatti e sopratutto rischia di essere un lockdown psicologico per il clima di allarme e paura costante che congela i consumi. E questo è un rischio enorme per il sistema economico. Mi dispiace che le Regioni ovvero la voce dei territori non siano state ascoltate perché è un segnale negativo preoccupante. Mi auguro che la prossima puntata non sia la chiusura delle attività produttive perché così si chiude l’Italia”