Diminuzione della popolazione residente in Veneto e crescita demografica regionale ferma, mantenuta in equilibrio solo da dinamiche migratorie, livelli di natalità bassissimi e in costante contrazione, calo delle donne in età fertile e progressivo invecchiamento della popolazione: i dati presentati da Banca d’Italia su demografia e crescita economica in Veneto impongono di attivare tutte le leve per contenerne gli effetti negativi sulla crescita economica, ancor più in Italia e nella nostra regione, che è in una condizione peculiare rispetto al resto dell’Europa.
Se ne è parlato oggi al Teatro Olimpico di Vicenza nel convegno “Tendenze demografiche e sviluppo economico: una convivenza possibile?” organizzato da Banca d’Italia in collaborazione con Unioncamere del Veneto, Veneto Lavoro, e Accademia Olimpica di Vicenza.
Il convegno, aperto dai saluti di Pierluigi Ruggiero Capo della Sede di Venezia della Banca d’Italia, Giovanni Luigi Fontana Presidente dell’Accademia Olimpica, Lisa Lora dirigente Ambito di Vicenza di Veneto Lavoro, Antonio Santocono Presidente di Unioncamere del Veneto e Gianluca Cavion, Vicepresidente della Camera di Commercio di Vicenza, ha proposto alcuni spunti al dibattito sul complesso rapporto tra demografia e sviluppo economico.
“Vorremmo che le analisi possano essere un utile strumento per affrontare con consapevolezza, “con i numeri”, le sfide che il sistema produttivo veneto dovrà affrontare, anzi sta già affrontando. Fino agli anni ’50 del secolo scorso il Veneto era una terra da cui si emigrava. Il sistema economico di allora non era in grado di reggere e sfamare la popolazione. Era una terra di migranti, come molte altre nel nostro Paese. Poi lo sviluppo ha permesso di creare un circuito virtuoso alimentato sia dalla crescita demografica, sia dalla crescita economica e conseguentemente anche dei redditi. La sfida che abbiamo oggi di fronte è ardua: riusciamo a mantenere le condizioni, demografiche e sociali, perché un sistema produttivo centrato sulla manifattura, prosperi e crei sviluppo?” ha introdotto Pier Luigi Ruggiero di Banca d’Italia sede di Venezia, tema poi sviluppato dal ricercatore Andrea Venturini dell’ARET di Venezia nella sua presentazione.
“La forte riduzione delle classi più giovani della popolazione, il progressivo invecchiamento degli occupati, l’aumento dell’età media della popolazione e la forte compromissione dell’equilibrio tra le diverse componenti della popolazione, in particolare tra la popolazione attiva ed i diversi segmenti di quella non attiva, hanno ricadute dirette sul mercato del lavoro e sulla composizione delle forze di lavoro – ha aggiunto la coordinatrice dell’Osservatorio regionale Mercato del Lavoro di Veneto Lavoro Letizia Bertazzon – Infatti, assottigliandosi il bacino delle forze di lavoro e diminuendole coorti in ingresso, si assiste ad un progressivo invecchiamento delle forze di lavoro, con un peso crescente di quelle più anziane, che rischia di portare a un impoverimento del potenziale della forza lavoro”.
Secondo i dati di Veneto Lavoro, negli ultimi 20 anni sono cambiati i tratti distintivi dei lavoratori e delle persone alla ricerca di lavoro, oggi molto diversi da quelli del passato: oltre ad essere “più anziane”, risultano un po’ più “al femminile”, sicuramente “multietniche” e mediamente più istruite.
“Alcuni elementi di criticità dell’attuale mercato del lavoro, come il mismatching domada/offerta, la mancanza di lavoratori in alcuni settori e le strategie di conservazione dei livelli occupazionali (labour hoarding) per preservare le competenze in azienda hanno una stretta connessione anche con gli effetti delle dinamiche demografiche e le trasformazioni delle forze di lavoro” ha sottolineato Bertazzon.
Risulta quindi indispensabile preservare un sufficiente apporto di lavoratori e professionalità al sistema produttivo locale attraverso: la promozione di una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro; l’aumento dell’attrattività e della capacità di trattenere di giovani con elevati livelli di istruzione; la gestione dell’invecchiamento delle forze di lavoro; la programmazione di un afflusso regolato di lavoratori stranieri e di politiche di formazione e integrazione. Risulta inoltre fondamentale stimolare la crescita della produttività del lavoro e l’utilizzo delle tecnologie.
Nel futuro bisogna quindi aspettarsi un nuovo assetto della struttura della popolazione e delle forze di lavoro: un bacino delle forze di lavoro quantitativamente ridimensionato, ma con un rinnovato equilibrio al suo interno e, nel lungo periodo, un’inversione di tendenza legata al “ringiovanimento” della popolazione in età lavorativa.
Nella seconda parte dell’evento, dedicata alla discussione di alcuni aspetti dello scenario delineato dai primi due interventi legati a demografia, sociologia, innovazione, formazione dei lavoratori italiani e stranieri ed emigrazione dei giovani a elevata istruzione si sono confrontati in una tavola rotonda moderata da Federico Barbiellini Amidei del Servizio Struttura economica di Banca d’Italia, Franca Bandiera Direttrice Istituto Veneto per il Lavoro, Federico Callegari del Settore Studi, Statistica e Orientamento al Lavoro della Camera di Commercio di Treviso – Belluno, Davide Girardi Responsabile dell’Osservatorio IUSVE “Giovani e futuro”, Carlo Menon del Laboratorio per la Produttività territoriale Centro OCSE di Trento per lo Sviluppo locale, la Professoressa di Demografia dell’Università degli Studi di Padova Maria Letizia Tanturri e Gianluca Toschi Ricercatore Senior di Fondazione Nord Est.