Nel secondo trimestre del 2022 rallenta la crescita dei livelli produttivi dell’industria veneta, registrando una variazione congiunturale destagionalizzata del +0,3% (era +2,4% nel I trimestre 2022). Anche la variazione su base annua risulta in rallentamento +6,2% rispetto al +8,9% dello scorso trimestre. Il sentiment degli imprenditori per i mesi estivi del 2022 rimane ancora positivo, ma diminuisce la quota di ottimisti: in media, la quota di coloro che scommettono sull’aumento della produzione diminuisce di 13 p.p. passando a 41% (era 54% nel primo trimestre 2022). A dirlo sono i dati dell’indagine VenetoCongiuntura di Unioncamere del Veneto condotta a luglio su un campione di più di 1.600 imprese con almeno 10 addetti, cui fa riferimento un’occupazione complessiva di 75.900 addetti (www.venetocongiuntura.it), e presentati questa mattina nella sede della Camera di Commercio di Vicenza.
«Le criticità di scenario che già si intravvedevano nel trimestre precedente purtroppo si stanno delineando chiaramente – commenta il Presidente di Unioncamere del Veneto Mario Pozza – non solo nel sentiment peggiorato degli imprenditori ma anche nei dati di consuntivo. La produzione riesce ancora ad aumentare, ma per effetto delle “riserve” del rimbalzo registrato nel 2021 e per il lavoro arretrato rimasto inevaso nei mesi scorsi. E se è pur vero che il fatturato totale nel periodo aprile-giugno cresce ancora in modo significativo (7,7% la variazione congiunturale; +10,8% la variazione tendenziale), il dato va letto alla luce dell’aumento dei prezzi dei prodotti finiti, mentre nel primo trimestre i risultati in crescita erano sostenuti anche dal forte portafoglio ordini, sia estero che nazionale, ora in frenata da 76 a 65 giorni. Il pessimismo erode la quota di imprenditori che scommette su un aumento di produzione, scesa dal 54 al 41%, mentre sale al 25% quella dei pessimisti. Un dato, questo, raccolto prima della crisi di Governo, avvenuta in un momento quantomai delicato per tutto il sistema-Paese, quando sarebbero stati necessari senso di responsabilità e sostegno alle istituzioni, e che potrebbe quindi veder aumentare le preoccupazioni per il futuro.
Ci sono anche comparti che mostrano un incremento di produzione più deciso rispetto alla media, ma l’autunno apre in ogni caso a uno scenario complicato per la forte incertezza sulla tenuta dell’economia europea e mondiale, con Usa in recessione tecnica, Cina in rallentamento e le tensioni delle ultime ore per la visita della Presidente della Camera USA a Taiwan. E con un’agenda delle priorità all’orizzonte che il nuovo Governo dovrà assolutamente rispettare, per non schiacciare un sistema industriale che, pur resiliente, non può da solo garantire la tenuta del Paese».
A livello settoriale, i comparti che evidenziano un incremento della produzione più marcato sono l’alimentare, bevande e tabacco (+3,7% il dato destagionalizzato), il marmo, vetro e ceramica (+3,4%) e le macchine ed apparecchi meccanici (+2,7%). Sopra la media regionale si posizionano anche i settori carta e stampa (+1,9%), gomma e plastica e legno e mobile (entrambi +1,3%). Negativa è risultata la dinamica per mezzi di trasporto (-1%), tessile e abbigliamento (-1,1%) e altre imprese manifatturiere (-2,7%).
Per quanto riguarda gli altri indicatori, il fatturato totale segna nel periodo aprile-giugno un incremento ancora significativo (+7,7% la variazione congiunturale; +10,8% la variazione tendenziale), influenzato soprattutto dagli incrementi di prezzo dei prodotti finiti. Per gli ordinativi, nonostante permanga il segno positivo, è evidente invece una decisa frenata. La domanda estera registra una crescita di appena il +1,2% su base congiunturale e +2,5% su base tendenziale, dopo le variazioni positive del primo trimestre (+6,3%, +11,8%). Stessa dinamica anche per gli ordinativi provenienti dal mercato interno che registrano un +3% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno (era +11,4% nella rilevazione del primo trimestre) e passano in terreno negativo rispetto al trimestre precedente -0,6% (+3,8%)
Le prospettive degli imprenditori per luglio-settembre del 2022 rimangono ancora positive ma diminuisce la quota di ottimisti. Le risposte sono state raccolte prima della recente crisi del governo italiano, che potrebbe rafforzare ulteriormente alcune preoccupazioni per il futuro. In media, la quota di imprenditori che scommettono sull’aumento della produzione diminuisce di 13 p.p. passando a 41% (era 54% nel primo trimestre 2022), rimane stabile a 34% la quota di imprenditori che prevede una situazione di stazionarietà e aumentano a 25% i pessimisti.