Il decreto legge 11-2023 del 16 febbraio in materia di cessione dei crediti stabilisce che le pubbliche amministrazioni non possano acquistare crediti derivanti da bonus edilizi, da utilizzare in compensazione di proprie imposte e contributi previdenziali nei confronti dell’Erario.
“Si tratta di tutte le Amministrazioni locali, Regioni, Province e Comuni, comprese le Camere di Commercio” precisa il Presidente di Unioncamere del Veneto Mario Pozza, commentando la recente manovra del Governo Meloni “che, sull’esempio di quanto fatto dalla Provincia di Treviso e altri enti locali a livello nazionale, stavano valutando questa soluzione“.
“L’intervento degli Enti locali avrebbe garantito liquidità alle imprese del territorio, alleggerendo allo stesso tempo l’impegno delle banche e consentendo a queste ultime di programmare nuovi investimenti a favore del tessuto imprenditoriale locale. Lo stop imposto dal Governo ha invece congelato sul nascere questa ipotesi, con una misura drastica, che rischia di mettere seriamente in difficoltà famiglie e imprese. Soprattutto perché arriva senza aver individuato soluzioni, lasciando nella totale incertezza tanto i cittadini che avevano investito in ristrutturazioni, quanto le aziende del comparto edilizio. Le imprese, in particolare quelle più piccole che hanno lavorato con lo sconto in fattura convinte di poter cedere il credito alle banche a prezzi convenienti, erano già state penalizzate dal blocco della cessione del credito. Ora si trovano ulteriormente in difficoltà perché l’aspettativa di una riapertura delle cessioni alle banche o agli enti pubblici è venuta meno“.
E se è vero che la misura serve ad avviare verso la normalità un settore, quello delle costruzioni, “drogato” da 110% e bonus facciate, stabilizzando un mercato dei crediti andato fuori controllo, tempi e modalità di introduzione fanno temere, se non il collasso, una paralisi pesante dopo il rilancio avuto con il Superbonus. “Al quale l’intervento degli Enti locali avrebbero invece ridato fiato e liquidità – continua Pozza – consentendo di superare il blocco dei crediti congelati e il problema, transitorio ma non per questo meno grave, di crisi di liquidità. Ci auguriamo che ci sia la volontà per trovare soluzioni per superare questo nodo e non mettere a rischio, oltre alla fiducia dei cittadini, la sopravvivenza di una filiera che, per chi non lo sa, conta oltre 70 professionalità diverse e più di 47.000 imprese in Veneto“.