UNIONCAMERE-PROMETEIA: VENETO, ANNO NUOVO SENZA CRESCITA.
PREVISIONI FOSCHE PER IL 2012
Venezia, 30 dicembre 2011 – In un contesto di forte rallentamento dell’economia italiana, anche il Veneto dovrebbe accusare una brusca frenata nel 2012. Secondo le stime più recenti (dicembre 2011), il Pil del Veneto registrerà una contrazione pari allo 0,3%, uguale a quella del Nord Est e più contenuta di quella nazionale (-0,5%).
Nel 2012, lo scenario di previsione elaborato da Unioncamere-Prometeia vede tutte le regioni con variazioni negative, guidate da Emilia-Romagna (-0,2%), Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige (-0,3%). Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Toscana dovrebbero registrare tassi di sviluppo nella media nazionale (-0,5%) mentre il Pil del Mezzogiorno dovrebbe sprofondare fino a -0,9%.
A causa del forte rallentamento dell’economia internazionale, la debole ripresa registrata in Veneto nel 2011 (+0,9%) rischia di azzerarsi nel 2012 o, peggio, trasformarsi in recessione. Le tensioni finanziarie e le incertezze associate alle manovre di finanza pubblica stanno condizionando negativamente il clima di fiducia di famiglie e imprese, che non vedono margini di miglioramento senza un vero piano per la crescita e lo sviluppo. Secondo le ultime previsioni Ocse, il Pil italiano nel 2012 dovrebbe contrarsi del -0,5%, col rischio di uno scenario economico peggiore.
La contrazione del Pil regionale nel 2012 sarà determinata da una flessione degli investimenti delle imprese (-0,2%) e dalla stagnazione dei consumi delle famiglie (+0,1%), sulla quale pesa la previsione di un aumento dei prezzi al consumo pari al 2,4%. Tra i principali interventi del decreto “Salva Italia” varato dal Governo Monti, alcune misure andranno ad impattare sensibilmente sull’inflazione: oltre all’aumento dell’accisa sui carburanti, all’introduzione del super bollo sulle auto di grossa cilindrata e sulle attività finanziarie, il previsto intervento sulle aliquote IVA determinerà un innalzamento dell’inflazione. In una situazione di dinamica salariale in rallentamento, tale situazione contribuirà ad aggravare l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie, sul quale incideranno anche i forti rincari per le tariffe pubbliche, soprattutto in ragione dei tagli ai trasferimenti locali stabiliti dalle manovre correttive dei conti pubblici varate nel 2011.
Modesto sarà il contributo degli scambi con l’estero, condizionati dalla decelerazione del commercio mondiale: il tasso di crescita delle esportazioni si fermerà al +2,9% mentre le importazioni registreranno un +1,2%. Il tasso di disoccupazione dovrebbe risalire fino al 5,1%, senza contare i numerosi “disoccupati nascosti”, specie nell’industria, grazie all’ampio ricorso alla CIG. Se non ci sarà ripresa, per molti di questi lavoratori l’esito probabile sarà la perdita del posto di lavoro, con aumento del tasso di disoccupazione che potrebbe toccare il 10%.
In un contesto caratterizzato da una domanda interna asfittica, gravata da un’ulteriore decelerazione dei consumi delle famiglie, la ripresa dell’economia veneta continuerà a dipendere dalla domanda estera e dal ritmo di crescita dei principali partner commerciali. Se però la Germania, verso la quale le imprese del Veneto esportano beni per circa 6 miliardi di euro l’anno (circa 13,5% dell’export regionale) mostrerà segnali di cedimento, come già avvenuto a metà 2011, le prospettive di crescita per l’economia del Veneto potrebbero essere meno favorevoli.
Resta quindi da capire se a livello nazionale le manovre finanziarie verranno finalmente adattate ai differenziali che presentano le diverse regioni italiane e che necessitano quindi di urgenti interventi “su misura”: da una parte diventa fondamentale ridurre l’eccesso di spesa pubblica in alcune regioni, dall’altro occorre dare impulso al sistema delle imprese con agevolazioni fiscali e una progressiva riduzione del residuo fiscale, ormai diventato insostenibile e che sta affossando l’economia delle regioni più avanzate e, di conseguenza, di tutto il Paese.