Lo Stato non sta tagliando, macigno per le imprese

Venezia, 30 ottobre 2013 – Non ci potrà essere nessuna ripresa per l’economia veneta e italiana se lo Stato non riduce la spesa pubblica. Anni di manovre di contenimento (spending review) hanno prodotto solo tagli lineari che hanno affossato gli enti locali e le realtà virtuose ma non hanno intaccato il vero ‘moloch’ del debito pubblico, rappresentato dai 221 miliardi (su 749 miliardi di spesa pubblica complessiva) assorbiti ogni anno dall’amministrazione centrale per pagare dipendenti, sedi, beni e servizi. L’analisi è dell’Osservatorio sul federalismo, il centro studi creato nel 2006 dal Consiglio regionale del Veneto e da Unioncamere del Veneto, che ha presentato martedì 29 ottobre a palazzo Ferro-Fini il settimo rapporto sulla finanza pubblica in Italia.

«Il profilo della spesa pubblica italiana negli ultimi anni – ha introdotto il presidente del Consiglio Clodovaldo Ruffato – evidenzia e conferma tutte le anomalie di uno Stato centralista, che taglieggia le autonomie locali e non riesce a razionalizzare i propri apparati e la spesa centrale. Basti pensare alla distribuzione del personale nella pubblica amministrazione: lo Stato con i suoi ministeri ha il 56 per cento dei dipendenti pubblici, le Regioni a statuto ordinario hanno solo l’1,15 per cento, i dipendenti delle Province sono l’1,75 per cento».

«La spending review ha tagliato in periferia ma non al centro – ha spiegato Gian Angelo Bellati, segretario generale di Unioncamere del Veneto e ‘anima’ dell’Osservatorio – Il peso dei tagli e del contenimento della spesa pubblica è gravato sinora per il 70 per cento su Regioni ed enti locali, aumentando il cosiddetto residuo fiscale, cioè il divario tra quanto un territorio versa in tasse allo Stato e quanto riceve in trasferimenti e servizi».

Eppure lo Stato centrale, che incassa il 78 per cento delle entrate tributarie – evidenzia il rapporto l’Osservatorio – gestisce solo il 24 per cento della spesa primaria, mentre le amministrazioni locali gestiscono il 33 per cento della spesa primaria pur potendo contare su appena il 18 per cento delle entrate pubbliche.

«Se l’amministrazione centrale adottasse i costi ottimali di una Regione virtuosa come il Veneto – sostiene Bellati – si potrebbero risparmiare 16 miliardi di euro di spesa pubblica. Se i parametri di virtuosità del Veneto fossero applicati alle spese di funzionamento di tutte le amministrazioni, locali e centrali, il risparmio complessivo salirebbe a 35 miliardi di euro, l’equivalente di tre manovre finanziarie».

Il comunicato stampa del Consiglio regionale del Veneto

La sintesi del rapporto

Centro di spesa – ruolo e dinamica della finanza pubblica statale in Italia e in Europa

Dalla periferia al centro – gli effetti delle ultime manovre sulle Amministrazioni locali

Il sito dell’Osservatorio sul federalismo e la finanza pubblica