Venezia, 30 luglio 2014 – Mercoledì 30 luglio 2014, i Consigli camerali di Rovigo e di Venezia hanno approvato la proposta di delibera di accorpamento tra le due Camere di Commercio, già votata dalle rispettive Giunte, dando quindi il via libera all’importante e storico progetto. Il nuovo Ente si chiamerà, per esteso, “Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura Venezia Rovigo Delta – Lagunare ”, avrà sede legale nell’attuale sede istituzionale della Camera veneziana, nel palazzo appena ristrutturato di Calle Larga XXII Marzo, San Marco 2032, a Venezia, e sede secondaria in piazza Garibaldi 5, a Rovigo, attuale sede dell’Ente camerale rodigino.
La decisione trae origine da un percorso già avviato autonomamente dall’assemblea dei Presidenti di Unioncamere nazionale, tenutasi nell’ottobre 2012 proprio a Venezia, e che ha subìto un’accelerazione negli ultimi mesi a fronte della Legge di Riforma della Pubblica Amministrazione varata dal Governo, la quale, com’è noto, prevede tagli in capo agli Enti camerali, partendo dalla riduzione del Diritto Annuale. Quella che nasce oggi è la Camera di Commercio più grande del Veneto, e una delle più grandi d’Italia, in termini di imprese, circa 132mila, con un gettito di diritto annuale stimato per il 2014 di 21 milioni di euro che, con la riduzione del 50 per cento prevista dal Decreto Legge 90/2014, arriverebbe a 10 milioni e 500mila euro: una realtà con 162 dipendenti.
L’accorpamento porterà a significative economie grazie alla riduzione delle spese di funzionamento (ad esempio, per la diminuzione degli oneri di prestazione per servizi, grazie anche all’automazione di alcuni programmi informatici, delle quote associative e delle spese per gli organi istituzionali, che verranno unificati) e sul personale, che già dal 2015 avrà un costo di 400mila euro inferiore al 2013, non essendo stato effettuato alcun turn over di personale rispetto ai pensionamenti che ci sono stati alla data odierna. Questi e altri risparmi consentiranno di liberare risorse per la promozione economica a sostegno del sistema delle imprese locali che nei prossimi tre anni, con le norme oggi in vigore (considerando cioè il dimezzamento del diritto annuale), si attesteranno su una cifra di 3 milioni e 200 mila euro: una somma che, viceversa, sarebbe stata di molto inferiore, per non dire simbolica.
Ma, al di là dei parametri numerici che certificano la sostenibilità economica dell’operazione, essa risponde anche e soprattutto a un preciso disegno strategico per lo sviluppo dei due territori provinciali che hanno in comune moltissimi elementi. Innanzitutto, quelle di Rovigo e Venezia sono le due uniche Camere costiere della regione e la loro unione punta dunque a rafforzare gli assi di intervento sui temi inerenti la portualità: basti ricordare che sia il Porto di Chioggia, che peraltro è stato realizzato e viene tuttora infrastrutturato dall’A.S.Po., l’Azienda Speciale della Camera veneziana, sia quello di Porto Levante nell’area polesana soggiacciono già alla vigilanza della Capitaneria di Porto clodiense.
L’accorpamento tra le due Camere può pertanto produrre un’interrelazione più stretta e generale sui temi infrastrutturali e della navigazione interna, con lo scopo di attrarre traffici da convogliare sui due scali anche per il tramite dell’Interporto di Rovigo e delle aree attrezzate logistiche disponibili, di cui il Polesine ha un’ampia offerta, ma, sempre restando in ambito costiero, porterà anche ad una migliore strategia di sviluppo del turismo, non solo balneare ma anche quello legato alla visita di ecosistemi poco noti ma non per questo meno attraenti, si veda l’area del Delta del Po o la Laguna sud di Venezia. Senza contare che saranno facilitate politiche comuni per lo sviluppo della pesca, attività in sofferenza ma essenziale per i due territori in questione.
I punti di contatto e di interesse comune tra le due realtà, tuttavia, non si esauriscono qui ma comprendono molti altri ambiti: la valorizzazione delle produzioni tipiche locali del primario, e al riguardo potrebbero essere messi a fattore comune i mercati ortofrutticoli già esistenti nei rispettivi territori tra cui quello di Rosolina, dove la Camera rodigina è presente con una propria Azienda Speciale; tutta l’area culturale e del rapporto con gli istituti universitari che a Venezia, così come a Rovigo, vantano una tradizione di grande attenzione al binomio cultura-impresa; l’accesso ai fondi strutturali della tornata 2014-2020, che potrebbe essere molto più agevole per un soggetto con queste caratteristiche; l’interazione strategica delle Aziende Speciali già esistenti, o per il tramite di altri accorpamenti o mediante la costituzione di nuovi soggetti che sostituiscano quelli in essere e consentano una gestione delle rispettive competenze in modo più razionale. Il tutto senza ovviamente penalizzare le specificità dei due territori che, anzi, saranno salvaguardate, a cominciare dalle eccellenze quali i Distretti della Giostra nel Rodigino o delle Calzature nella Riviera del Brenta, e senza ridurre il proprio impegno verso assi di sostegno fondamentali per le PMI, come la promozione dell’accesso al credito alle imprese o l’internazionalizzazione.
L’iniziativa, inoltre, non vuole essere autarchica rispetto ai rapporti con le altre consorelle venete e con l’Unioncamere regionale e nazionale, ma esattamente l’opposto. L’accorpamento, che rappresenta il primo, concreto esempio di unificazione degli Enti camerali sulla base dei principi delle aree vaste, rientra perfettamente in una logica di sistema, è stato accolto con particolare favore dall’Unione delle Camere di Commercio del Veneto e nazionale ed ha riscosso un generale consenso e la massima condivisione anche presso le varie Associazioni di categoria delle due province, che peraltro sono chiamate all’imminente rinnovo degli organi camerali, in scadenza di mandato per entrambe le Camere nel 2015.
Con l’approvazione dei due Consigli camerali, ora le due delibere di accorpamento saranno trasmesse al Ministero per lo Sviluppo Economico per il relativo iter, che prevede anche l’acquisizione del parere della Conferenza Stato–Regioni e che si conta comnque essere rapido.
«Quello che prende avvio oggi è un progetto tanto ambizioso quanto necessario, sul quale le nostre due Camere si sono messe in gioco, prime a livello nazionale, e che si propone come obiettivo primario quello di migliorare il servizio offerto dai nostri Enti, ma anche di dare una testimonianza concreta ed efficace di come il sistema camerale abbia la volontà di riformarsi, non solo a parole bensì nei fatti, senza alcuna autoreferenzialità, ma guardando al bene dei territori e delle imprese» commenta con soddisfazione il Presidente della Camera di Commercio di Venezia, Giuseppe Fedalto.
«Riformarci e non essere riformati, dare l’esempio di cosa significhi razionalizzare i costi per rilanciare l’economia delle PMI dei nostri territori, in questo momento di difficoltà per l’economia in generale, ma soprattutto di questo Paese: l’unione delle due Camere ci permetterà di essere più autorevoli anche in Europa, da sempre attenta alle dinamiche di razionalizzazione e rilancio. Mi auguro che altri amministratori, a partire dai Comuni di piccole dimensioni, seguano il nostro esempio per ridare ossigeno all’Italia. Voglio ringraziare le Associazioni di categoria per il senso di responsabilità che ancora una volta hanno dimostrato a favore delle aziende e degli imprenditori che, ricordo ancora una volta, sono le vere “leve” per una ripresa dell’occupazione e dei consumi» aggiunge il Presidente della Camera di Commercio di Rovigo, Lorenzo Belloni.
«L’aggregazione fra le Camere di Commercio di Venezia e Rovigo – prosegue il Presidente di Unioncamere Veneto, Fernando Zilio – è la dimostrazione che una riforma “dal basso” è possibile, che le Camere di Commercio non sono refrattarie ad una politica di contenimento dei costi, che dove se ne ravvisa l’opportunità l’azione degli organi decisionali è tempestiva ma, soprattutto, che non ci sono “rendite di posizione” da preservare, ma solo un sistema di sostegno alle imprese che, in questi anni, ha prodotto sviluppo e fornito servizi in un’ottica di federalismo virtuoso che, caso forse più unico che raro, riesce a mantenere in loco le risorse che le imprese, in misura di poche decine di euro pro capite, destinano alla Camera di riferimento. Pensare di smantellare un sistema che funziona e che viene apprezzato dall’81 per cento delle piccole imprese e dall’88 per cento di quelle di maggiori dimensioni (come ha incontrovertibilmente documentato la recente indagine della Cgia di Mestre), risulta difficilmente comprensibile. Comprensibilissimo, invece, è l’impegno, immediato, del sistema camerale veneto che, di concerto con Unioncamere regionale e nazionale, avvia in questo modo e concretamente un’autoriforma con l’obiettivo di giungere, a breve, a cinque Camere di Commercio operanti sul territorio regionale».
«La decisione delle Camere di Commercio di Venezia e Rovigo – conclude il Presidente di Unioncamere nazionale, Ferruccio Dardanello – rappresenta un passo concreto della volontà del sistema camerale di portare a compimento il cammino dell’autoriforma avviato in queste settimane. E’ un segnale che le Camere fanno sul serio e che sanno rispondere alle esigenze delle imprese che le vogliono più snelle ed efficaci per continuare a sostenere lo sviluppo locale. Sono particolarmente lieto che questa prima decisione venga dalle Camere del Veneto che si confermano una best practice, non solo nel nostro sistema ma in tutta la Pubblica Amministrazione».