Congiuntura: Costruzioni III trimestre 2017

COSTRUZIONI IN STAGNAZIONE
 III TRIMESTRE 2017: FATTURATO A +0,1%
SI CONSOLIDA DIVARIO TRA ARTIGIANE (CHE NON AGGANCIANO LA RIPRESA) E NON ARTIGIANE
Ordini +0,3%, soffre -0,6% l’occupazione (in particolare nell’artigianato -1%), stazionarie le previsioni per fine anno pur rimanendo positive. Restano contrastati i mercati delle province venete, dal -1,5% di Verona al +1,1% di Treviso. 

Venezia, 12 dicembre 2017  | Nel terzo trimestre del 2017, sulla base dell’indagine VenetoCongiuntura, il fatturato delle imprese di costruzioni ha registrato una situazione di sostanziale stabilità (0,1%). L’analisi congiunturale del terzo trimestre 2017 sul settore delle costruzioni, promossa congiuntamente da Edilcassa Veneto e Unioncamere Veneto, è stata effettuata su un campione di 600 imprese con almeno un dipendente.

Le imprese non artigiane registrano un valore positivo pari a +0,4 per cento mentre quelle artigiane evidenziano una debole variazione negativa del fatturato (-0,2%). Per il quindicesimo trimestre consecutivo prosegue dunque la fluttuazione del giro d’affari del settore, con andamenti che si discostano poco dallo zero e che indicano come l’edilizia sia entrata in una fase di stagnazione post crisi dovuta ad una riduzione degli investimenti legati soprattutto alla nuova costruzione, mentre il recupero prosegue la sua dinamica positiva ma con trend di debole crescita tali da non permettere al settore di uscire dall’impasse.

A livello dimensionale si registra una dinamica negativa nelle imprese di piccola dimensione (da 1 a 5 dipendenti) pari a -0,9 per cento mentre le medie e le grandi imprese continuano ad evidenziare una situazione di miglioramento (+1,1% da 6 a 9 addetti e +0,6% oltre i 9). Prosegue dunque anche nel terzo trimestre 2017 la tendenza, già ben documentata nei trimestri precedenti, a diversificare le dinamiche di mercato tra microimprese e imprese più strutturate, con un chiaro segnale che indica come oggi per competere nel settore sia necessario avere una struttura operativa in grado di essere al contempo flessibili ma anche ben strutturati e organizzati.

A livello provinciale risultano negative le dinamiche di Verona (-1,0%) e di Vicenza (-0,3%), mentre tutte le altre province segnano variazioni positive. In particolare spicca Treviso con una variazione pari a +1,1 per cento. In questo contesto prosegue il trend negativo dell’occupazione, un segnale che evidenzia che il settore è ancora debole e che le imprese si stanno ancora organizzando rispetto alle nuove dinamiche di mercato.

«A differenza dell’industria, il settore delle costruzioni – commenta Giuseppe Fedalto, Presidente di Unioncamere del Veneto – è ancora in evidente fase di stagnazione. Questo significa che pur non agganciando la ripresa in atto, si mantiene comunque su livelli stabili, come emerge dalle previsioni degli imprenditori. Tuttavia i segnali positivi che provengono dalle compravendite e l’andamento pressoché stabile dei prezzi, alla luce dell’andamento degli ultimi anni, potrebbe configurarsi come una buona base per la ripartenza del segmento residenziale e lasciano ben sperare per il 2018”.

“Quindici trimestri consecutivi in cui le imprese artigiane non riescono a scrollarsi dalla linea di galleggiamento ed un ultimo anno in peggioramento sono un segnale da non sottovalutare –afferma Enrico Maset presidente di Edilcassa Veneto-. In regione rappresentiamo l’81% delle aziende del settore e se non ripartiamo noi il sistema casa resta in sofferenza. Per questo guardiamo con apprensione alle decisioni del Governo che ha previsto nella legge di bilancio in discussione la proroga degli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici al 31 dicembre 2018 rimodulandola però dal 65 al 50 per cento. Una scelta miope che rischia di colpire in particolar modo le nostre imprese più vocate alla ristrutturazione/efficientamento. Confidiamo in un ripensamento in aula in queste ore”.

Ordini
L’andamento degli ordini ha registrato un aumento del +0,3 per cento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Le imprese non artigiane (+0,5%) hanno segnato una variazione più marcata rispetto a quelle artigiane (+0,2%). Sotto il profilo dimensionale risulta negativa la variazione delle piccole imprese (-0,5%) mentre segnano un aumento le medie (+0,2%) e le grandi imprese che spiccano con un +1,4 per cento. A livello territoriale Verona, Vicenza (entrambe -0,3%) e Venezia (-0,2%) hanno registrato variazioni in lieve diminuzione, Padova ha evidenziato una situazione di stabilità. Spicca il dato positivo di Treviso con +2 per cento mentre Rovigo e Belluno hanno segnato variazioni in aumento meno marcate (rispettivamente +0,8% e +0,4%).

Prezzi
Il livello dei prezzi ha registrato un aumento del +1,7 per cento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Le imprese artigiane hanno accusato una crescita del +2 per cento mentre quelle non artigiane del +1,2 per cento. Per quanto riguarda il profilo dimensionale l’aumento è stato generalizzato con una variazione pari a +1,7 per cento per le imprese fino a 9 dipendenti e +1,5 per cento per quelle di più grandi dimensioni. A livello territoriale, come per il trimestre precedente, a soffrire maggiormente dell’incremento dei prezzi sono Padova e Vicenza (+2,4%) mentre l’aumento è stato meno marcato nella provincia di Verona +0,9%.

Occupazione
L’occupazione ha registrato una diminuzione del -0,5 per cento su base annua determinata principalmente dalla variazione negativa delle imprese artigiane (-3%) bilanciata da quella positiva delle imprese non artigiane (+2,3%). A livello dimensionale la perdita occupazionale interessa le imprese di piccole dimensioni (-4%) che risultano in contrapposizione con le variazioni positive delle grandi e delle medie imprese (rispettivamente +2,8% e +1,4%). Sotto il profilo territoriale il dato occupazionale è positivo per Vicenza (+2,3%), Verona (+0,5%) e Padova (+0,4%). Al contrario, Belluno registra una variazione negativa del -2,9 per cento seguita dalle altre province con valori più negativi rispetto alla media regionale.

Previsioni
Dal punto di vista previsionale rimangono positive le aspettative degli imprenditori delle imprese di costruzioni ma in leggero calo. I saldi tra chi prevede un aumento e chi una diminuzione del fatturato e degli ordinativi risultano pari a +8,8 e +8,4 punti percentuali in peggioramento rispetto allo scorso trimestre (erano +11,7 p.p. e +13,2 p.p. lo scorso trimestre).
Migliorano rispetto al trimestre precedente le aspettative dei prezzi che sono previsti in lieve diminuzione con un saldo pari a +19 punti percentuali (era +20,5 p.p.).
Per quanto riguarda l’occupazione gli imprenditori prevedono una diminuzione con un saldo negativo pari a -0,3 punti percentuali (era +1,3 p.p.).

Permane negativa l’attesa sull’andamento del mercato residenziale per i prossimi tre mesi. Come aumenta il saldo negativo complessivo delle risposte nel comparto dell’edilizia non residenziale di nuova costruzione. Un valore che esprime un rallentamento potenziale degli investimenti in un comparto che nel recente passato aveva mostrato segni di ripresa. Nel terzo trimestre 2017 prosegue la stabilità delle aspettative delle imprese per il mercato delle ristrutturazioni, con un dato pari a +21,8 punti percentuali (erano +23,9 nel secondo trimestre), in linea dunque con quelli dei trimestri precedenti, segno ormai definitivo del consolidamento di questo mercato come di riferimento per il settore. Molto bassa la percentuale di chi prevede il mercato in calo, pari al 6,7% per cento degli intervistati, mentre rimane elevata la percentuale di chi vede il mercato in crescita, pari al 28,5 per cento (dato che sembra ormai da alcuni trimestri stabilizzarsi su questo valore).

Positive le aspettative di mercato delle imprese intervistate nel settore delle opere pubbliche. Prosegue, nonostante tutto, la ripresa del mercato degli appalti, nel quale l’applicazione del nuovo codice ha creato certamente complicazioni e rallentamenti che oggi sembrano decisamente superati. Il peso dei rispondenti che giudicano stazionario il mercato è un chiaro indicatore di una ritrovata stabilità e un segnale positivo in una fase nella quale comunque la riduzione degli investimenti pubblici del passato può contare su nuovi strumenti e nuove opportunità messe in campo dalle norme e dalle leggi nazionali e regionali.