Magari silenziosamente o apparentemente sono traccia, ma il cambiamento d’epoca sembra cominciare a imporsi. Il messaggio che emerge dal consueto report sulla demografia d’impresa in Veneto, realizzato da Confcommercio Veneto in collaborazione con Unioncamere Veneto, mette in evidenza un’importante novità: per dirla in gergo tecnico, si sta sempre più passando dalla “plurilocalizzazione” delle imprese, alla “razionalizzazione” delle stesse.
Com’era: meno sedi, ma più filiali
Negli ultimi anni si era assistito al fenomeno della diminuzione delle sedi d’impresa accompagnata, nel contempo, dall’aumento delle unità locali, che tradotto significa, per l’appunto, “plurilocalizzazione”: meno sedi gestiscono più filiali. Questo, però, è avvenuto mantenendo uno stock totale di sedi e unità locali in leggera crescita oppure stabili; si trattava, in sostanza, di un cambiamento del modello di business ma non della presenza fisica e quindi della fornitura del servizio reale sul territorio.
Come cambia: meno sedi, meno filiali, un’altra organizzazione
Dall’ultimo report sulla demografia d’impresa relativo ai numeri definitivi di fine anno 2023, emerge un generale rallentamento di tale andamento e l’evidenza di un nuovo fenomeno, che viene chiamato “razionalizzazione”. In alcuni settori del Terziario, infatti, non sono in diminuzione solo le sedi, ma anche le unità locali; e, pertanto, in quei settori non si è più di fronte ad una “riorganizzazione del tessuto imprenditoriale” con meno sedi e più filiali, ma a un decremento che riguarda entrambe le tipologie e a cui corrisponde una riorganizzazione funzionale dei servizi.
I numeri in Veneto
L’indagine, come di consueto, ha preso in considerazione i seguenti settori del Terziario: commercio al dettaglio; commercio all’ingrosso; turismo; terziario avanzato; immobiliare; logistica. Il numero delle sedi d’impresa nel Terziario di mercato è pari a 128.094 (-1,7% sul 2022) e rappresenta il 31% sul totale del Veneto. Quello delle unità locali dipendenti del Terziario di mercato è pari a 50.962 (+0,8%) e costituisce il 45% sul totale del Veneto.
Il doppio segno meno
In alcuni ambiti la “plurilocalizzazione” delle imprese pare aver esaurito la sua spinta: è il caso del commercio all’ingrosso di beni di consumo finale (sedi -3,7%, filiali -2,5%), del commercio al dettaglio specializzato di prodotti alimentari e bevande (sedi -4% filiali -3%), del commercio ambulante (sedi -6.4%, filiali -4,8%), del commercio di abbigliamento (sedi -2,3%, filiali -1,7%) e dei tour operator (sedi -2%, filiali -14,3%).
Chi sta bene
Vi sono, d’altra parte, settori che stanno godendo di buona salute, come la logistica; altri, invece, che presentano un trend positivo come il terziario avanzato e il settore immobiliare. Il settore del turismo tuttora vede un calo delle sedi di impresa (-1%) a cui corrisponde l’aumento delle unità locali (+2.6%): tutto da monitorare se il trend rimarrà ancora questo.
“Siamo sicuramente di fronte a una trasformazione del tessuto imprenditoriale veneto – dichiara Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Veneto –. Si tratta di un’evoluzione lenta, ma inesorabile, che sta spingendo le imprese in una determinata direzione. Ancora una volta la sfida è quella di saper cogliere i segnali dei tempi e riorganizzare il sistema, meglio ancora se riusciamo a farlo in anticipo. Formazione e innovazione restano la strada maestra per un adattamento del sistema dell’offerta alla mutata geografia della domanda”.
“In questi dati leggiamo l’esito di processi di acquisizione, aggregazione e trasformazione delle filiere produttive e commerciali – commenta Mario Pozza, presidente di Unioncamere del Veneto –. Positivo il trend del terziario avanzato, che va interpretato come segnale di evoluzione di un tessuto imprenditoriale che si sta riorganizzando. Il sistema camerale è vicino alle imprese per aiutarle a interpretare i nuovi scenari e a governare anche queste trasformazioni”.