Secondo gli ultimi dati presentati da Sace, nel 2021 le esportazioni italiane di beni cresceranno in media del +11,3% più che compensando la perdita subìta nel 2020. Nei prossimi anni, inoltre, le vendite all’estero si consolideranno con previsioni di aumento del +5,4% nel 2022 e del +4,1% nel 2023. Per quanto riguarda il Veneto, secondo l’ultimo aggiornamento Prometeia (luglio 2021), il valore delle esportazioni aumenterà del +12,3% recuperando quasi completamente le perdite registrate durante la pandemia e, anche dopo l’”anno del recupero”, la tendenza è prevista in aumento del +6,6% nel 2022 e del +5,3% nel 2023. Previsioni in crescita anche per le importazioni con crescite del +19,3% nel 2021, +11,9% nel 2022 e +6,7% nel 2023.
Analizzando i dati Istat, nei primi sei mesi del 2021 l’export Veneto di beni ha raggiunto i 34 miliardi di euro in crescita del +23,8% (oltre 6,5 miliardi in più) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La dinamica positiva a due cifre continua a beneficiare di un effetto base favorevole dovuto al confronto con aprile e maggio 2020, ossia in corrispondenza dell’apice della crisi sanitaria da Covid. Il recupero dei bassi livelli di export registrati nel periodo di crisi è stato rapido e consistente ed ha permesso un netto sorpasso dei livelli pre-crisi (+5% rispetto ai primi 6 mesi del 2019, pari a +1,6 miliardi di valore esportato).
Il Presidente di Unioncamere Veneto, Mario Pozza, commenta così i dati: “è un trend positivo che conferma ancora una volta come il Veneto sia la locomotiva del Nordest. È necessario, però, in questa fase sostenere le nostre imprese che già hanno dovuto scontare gli effetti negativi del Covid ed in questo senso le parole di Draghi che ha ribadito la volontà di non aumentare le tasse rappresentano sicuramente un segnale positivo e di fiducia. Ci auguriamo, poi, che il Governo si faccia sentire sulla partita del Prosek come sta già facendo la Regione con Zaia perrchè questa decisone venga rivista. Il Prosecco è un simbolo del Made in Italy e contribuisce in modo determinante all’export non solo del Veneto, ma anche dell’Italia per questo va tutelato e sostenuto”.
“Purtroppo in questa fase nonostante gli indicatori positivi c’è il problema dei rincari del prezzo dell’energia con il rischio che arrivi una stangata per le imprese con la prossima bolletta. Apprezziamo l’impegno del Governo per contenere l’aumento anche perché le imprese pagano già il 35% in più rispetto ai competitor internazionali sui costi dell’energia e questo rischia di essere un freno per l’export”.
Pozza sottolinea, inoltre, come Unioncamere Veneto sia a fianco delle imprese venete per quel che riguarda l’internazionalizzazione: “con Venice Promex che ha l’obiettivo di sostenere e favorire le imprese nell’export creando opportunità e favorendo gli scambi commerciali come fatto di recente con Vietnam e Kosovo. Nei prossimi mesi abbiamo diversi appuntamenti importanti e progetti che ci auguriamo possano dare un ulteriore spinta alla crescita del nostro export”.
La maggior parte dei settori ha contribuito alla forte ripresa su base annua, ad esclusione della chimica e farmaceutica e dei petroliferi raffinativi con perdite rispettivamente del -12,8% e del -4,7%. Il recupero rispetto al periodo di crisi è generalizzato e ben evidente ma serve un’analisi rispetto ai valori pre-pandemia gennaio-giugno 2019 per avere un quadro più attendibile sull’andamento degli scambi commerciali dei vari settori. Il settore dei macchinari, prima voce export di beni regionale (ovvero il 19% sul totale export), nel 2021 ha raggiunto 6,5 miliardi di euro di vendite all’estero (+19,1% su base annua, erano 5,4 miliardi nella prima metà del 2020). La ripresa è quindi marcata ma non è ancora avvenuto il pieno recupero dei livelli di vendita realizzati nel primo semestre 2019: il confronto su base biennale ha evidenziato un calo dell’-1% con un gap negativo di circa 67 milioni. Il comparto dell’occhialeria, settore leader della provincia di Belluno, ha esportato nei primi 6 mesi di quest’anno oltre 2,2 miliardi di beni (+51,6% su base annua, erano 1,5 miliardi di euro nella prima metà del 2020), recuperando totalmente i livelli pre-pandemia con un aumento del +0,7% pari a 14,4 milioni in più di vendite rispetto ai valori della prima metà del 2019. Un altro comparto che ha registrato una crescita significativa rispetto al 2020 è quello della metallurgia (+43,5%), seguito dalla carpenteria metallica (+31,7%). Entrambi i settori hanno superato i livelli delle vendite pre-covid: per la metallurgia l’aumento è stato pari a +18,9% (+313 milioni), per il settore dei metalli +5,5% (+98 milioni). L’alimentare, nonostante una debole crescita del +6% nel primo semestre 2021, ha comunque superato i livelli del 2019 con un incremento del +6,1% (+1 miliardo). Anche il comparto delle bevande, con un rimbalzo delle vendite all’estero del +10,8%, ha superato i livelli di export dei primi 6 mesi del 2019 con una crescita del +5,8% (+71,4 milioni). Altro settore rilevante per l’export regionale è quello del sistema moda che nei primi 6 mesi del 2021 ha registrato un aumento del +24,3% rispetto allo stesso periodo del 2020, superando i 5,2 miliardi di vendite all’estero. I settori della filiera che hanno contribuito maggiormente al recupero sono l’abbigliamento (+30,6%), la concia (+17%) e le calzature (+28,3%). Nonostante il rimbalzo a due cifre registrato dal TAC, complessivamente il comparto non ha ancora superato i livelli pre-crisi e le vendite all’estero su base biennale sono risultate in diminuzione del -1,3%. In particolare, i settori che non hanno recuperato i livelli di export pre-Covid sono quello della concia (-90 milioni di vendite) e quello dei filati e tessuti (-67,3 milioni). Hanno invece recuperato le perdite l’abbigliamento, le calzature e la maglieria che complessivamente hanno aumentato le vendite di 90,6 milioni di euro. Il settore del mobile ha registrato un incremento del +31% rispetto ai primi sei mesi del 2020, recuperando completamente i livelli dello stesso periodo del 2019 (+3,5%, pari a +48 milioni). Differente la dinamica per il comparto del legno che, nonostante il recupero su base annua (+26,8%), rimane ancora sotto i livelli pre-pandemia con vendite inferiori al -11,2% (-24,9 milioni).