Osservatorio veneto bilanci aziendali

OSSERVATORIO VENETO SUI BILANCI AZIENDALI
Nel 2011 ricavi di vendita per azienda 2,7 milioni di euro, -8,2% rispetto al 2007
Alessandro Bianchi: «Eccessivo l’aumento della tassazione sulle imprese»

Anche se il 2011 si è chiuso con un modesto incremento del Pil (+1%) e l’economia regionale soffre per la prolungata fase di produzione stagnante e incipiente recessione, il sistema produttivo rappresentato dalle società di capitale ha tenuto sia sotto l’aspetto finanziario che dal punto di vista economico. Nel 2011 i ricavi di vendita medi per azienda in Veneto si sono attestati a circa 2,7 milioni di euro, il 96,4% del valore della produzione. Prima della crisi, nel 2007, l’indicatore era pari a 3 milioni di euro, quindi si è registrata una diminuzione dell’8,2%. Anche il valore aggiunto medio per azienda ha registrato una contrazione del 6,9%, che corrisponde ad una perdita pari a 43mila euro. Ciononostante l’indicatore si è dimostrato ancora in grado di assorbire i consistenti costi di personale (nonostante gli elevati livelli del “cuneo fiscale”) e gli oneri finanziari (nonostante il costo del credito, artificialmente lievitato a seguito della speculazione finanziaria internazionale) e pure ha assicurato un margine di redditività netta (pur modesto) per i conferenti il capitale di rischio.

È quanto emerge dal primo report (numero zero) dell’Osservatorio sui bilanci aziendali, realizzato dal Centro Studi di Unioncamere Veneto (Rapporto integrale online dalle 15.00) Con questa nuova iniziativa, l’Osservatorio arricchisce l’attività di monitoraggio delle performance e delle problematiche economico-finanziarie delle imprese venete (per ora solo le società di capitali), già avviata con due rapporti di ricerca (Quaderni di ricerca n.12/2009 e n.14/2011). Per l’analisi sono stati utilizzati i bilanci d’esercizio 2007-2011[1] depositati dalle società di capitali con sede legale in Veneto e disponibili attraverso la banca dati In.balance di Infocamere.

Dai risultati emerge inoltre che, nonostante la crisi in atto, i principali indici di bilancio non sono stati compromessi, in quanto nel 2011:
– la solidità patrimoniale complessiva è ancora buona (il rapporto capitale proprio/capitale acquisito totale è infatti soddisfacente e in aumento: sale infatti dal 26,4% del 2007 al 31% del 2011);
– la redditività del capitale investito (ROA al 3,7% nel 2011) evidenzia una situazione economica minima ed in evidente contrazione (6% nel 2007), ma ancora positiva;
– la redditività del capitale netto (ROE al 3,2%), è modesta e più che dimezzata (7,5% nel 2007) ma ancora remunerativa per gli investitori in capitale di rischio, tenendo conto del periodo di crisi;
– l’esposizione alle fasi congiunturali negative (perdita di risultato operativo per ogni punto percentuale di quantità invenduta) è in aumento tra il 2007 (2,4%) ed il 2011 (3,1%) e ciò indica che la crisi in corso sta modificando negativamente la composizione dei costi di produzione;
– l’esposizione alla competizione (intesa come incremento della quantità venduta necessario a controbilanciare una riduzione di un punto percentuale del prezzo di vendita) è invece pressoché costante (14,6%) e ciò implica che le imprese venete hanno mantenuto intatta la loro capacità di affrontare strategie di prezzo aggressive messe in atto dalle concorrenti.

Scendendo più nel dettaglio, se si considerano alcune specifiche caratteristiche, rilevanti soprattutto in fasi come quella in corso, si può ritenere che per le società di capitali venete:
– la solvibilità di breve termine tutto sommato non è pregiudicata e la pressione che la stessa impone alla liquidabilità del magazzino si aggira attorno al 50% dello stesso, dato ben inferiore alla media nazionale;
– il valore (potenziale) di mercato delle società venete negli ultimi 5 anni (2007-2011) è mediamente in diminuzione, tendenza comunque stimabile anche nell’intero Paese;
– il rischio complessivo incorporato nelle società venete (Beta) è inferiore a quello prevalente nel resto del Paese.

Da questi sintetici dati si può dedurre che, almeno fino a tutto il 2011, la situazione complessiva non si è deteriorata in misura tale da compromettere la sopravvivenza del nostro sistema produttivo e pertanto le crisi che quotidianamente si manifestano sono limitate ad una cerchia di imprese (modesta in rapporto al contesto complessivo) le quali per i motivi più diversi non riescono a tenere il passo con le esigenze di produttività che oggi la situazione di crisi impone. Ma tali eventi negativi ancora non hanno minacciato la struttura generale del sistema.

Dal primo report dell’Osservatorio emerge anche un dato sull’imposizione fiscale, che negli anni della crisi si è rivelata estremamente penalizzante per le imprese. Le aliquote effettive infatti sono risultate ben superiori a quelle nominali: di fronte a un’aliquota cumulata (Ires+Irap) fissata dalle norme al 31,4%, le imprese venete hanno sostenuto un onere effettivo molto superiore e crescente, visto che tra il 2007 e il 2011 è passato dal 50,2% al 57,8%. Per l’effetto combinato degli oneri indeducibili e della maggiore base imponibile Irap, i redditi più bassi sono stati più penalizzati.

DICHIARAZIONE ALESSANDRO BIANCHI, PRESIDENTE UNIONCAMERE DEL VENETO
«La nuova recessione che ha colpito l’economia del Veneto a partire dalla seconda metà del 2011 ha avuto un impatto non trascurabile sui bilanci aziendali, ma sotto l’aspetto finanziario ed economico il sistema produttivo rappresentato dalle società di capitale ha tenuto. Secondo quanto emerge dall’analisi del 90% dei bilanci depositati presso le Camere di Commercio del Veneto, nel 2011 i ricavi e i valori aggiunti hanno continuato ad aumentare, pur attestandosi ancora al di sotto dei valori ante-crisi. I dati inoltre indicano, da un lato, la difficoltà delle imprese a recuperare i livelli di redditività (ROA e ROE) pre-crisi e, dall’altro, un’elevata esposizione alle fasi congiunturali negative. In questa difficile fase congiunturale ha pesato sulle imprese soprattutto la tassazione: tra il 2007 e il 2011 infatti l’aliquota effettiva è aumentata dal 50,2% al 57,8%. Pur soffrendo, le imprese del Veneto sono comunque riuscite a contenere i costi del lavoro, nonostante l’ampio “cuneo fiscale” e gli oneri finanziari, nonostante la stretta creditizia. Proprio nel credito si condensa il problema più grave del Paese: per questo le Camere di Commercio del Veneto stanno facendo di tutto per garantire alle imprese le risorse economiche che permettono di investire, innovare e competere.



[1] Dall’analisi sono state escluse le società del settore finanziario ed assicurativo (sezione K del codice Ateco 2007), l’amministrazione pubblica (sezione O) e le attività di famiglie e convivenze (sezione T). Per il 2011 l’analisi riguarda oltre il 90% dei bilanci depositati presso le Camere di Commercio del Veneto.