Veneto-Lombardia-Emilia Romagna: patto fra Unioni per una macro-area favorevole alle imprese

Tre ambiti prioritari: studi e monitoraggio economia, internazionalizzazione, opportunità europee.
Nuove strategie di collaborazione tra sistemi camerali lombardo, veneto ed emiliano-romagnolo
Accordo operativo tra le Camere delle tre regioni che esprimono più del 40 per cento del PIL del Paese, il 54% del valore aggiunto dell’industria ed il 55 per cento dell’export

 

Bologna, 19 febbraio 2015 – Un patto operativo per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere.

A raccogliere e condividere una sfida comune proponendo una nuova strategia di sostegno alla competitività del sistema produttivo italiano sono le Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che hanno firmato oggi a Bologna un protocollo di intesa con l’obiettivo di aiutare l’economia dei territori a cogliere le opportunità offerte da una dimensione territoriale più ampia e da una integrazione di forze e strategie.

Si avvia un percorso di collaborazione per accrescere le relazioni di cooperazione e la concertazione di attività e politiche per una maggiore integrazione operativa in grado di valorizzare le eccellenze attraverso un’azione condivisa.

E’ un primo passo verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macro-area.

Fernando Zilio, presidente Unioncamere del Veneto
«Si dice che non tutto il male venga per nuocere. Parto da questo assunto per dire che credo che l’accordo tra Unioncamere Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sia anche figlio di quell’attacco al sistema camerale che se da un lato ha causato sicuramente danni perché ha tolto risorse da destinare al sostegno delle imprese, dall’altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema. L’accordo sottoscritto dalle Unioni delle Camere di Commercio di tre fra le regioni che esprimono i maggiori Pil del Paese, nel riconoscere ad ognuna di essere depositaria di eccellenze in qualche modo esclusive, mette assieme tali eccellenze nella convinzione che sia massimanente produttivo evitare di disperdere energie migliorando le proprie performance a beneficio di un numero molto vasto di imprese. Imprese che in questo modo possono godere del sostegno e dell’incentivo derivante da competenze e professionalità che sono sì l’espressione del territorio dove si sono sviluppate, ma che diventano, per il fatto di dare spessore alla parola “collaborazione”, strumento di crescita e vantaggio competitivo per tutte».

Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere Emilia-Romagna
«L’accordo parte dalla dimensione economica dei territori con l’obiettivo di essere utile al sistema delle imprese e rafforzare i flussi di collaborazione relazionale. Di fronte al cambiamento dei sistemi economici, questo accordo persegue l’obiettivo concreto di una riorganizzazione sulla base di un unico criterio: l’efficacia per le imprese in territori che si caratterizzano per forte omogeneità per filiere produttive e legami infrastrutturali. Con una metafora possiamo dire che vengono abbattuti i muri e messe siepi che permettono di identificare i territori ma al tempo stesso sempre più significative sinergie. Occorre considerare che nel 2000 fatto 100 il PIL dell’Italia, ora nel 2014 è sceso al 96,8 per cento, mentre in questa area “Lover” è salito al 103 per cento. E’ naturale che possa partire da qui un percorso che risponde all’esigenza di riforma del sistema».

Giandomenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia
«Colpiscono i numeri di grande rilievo che questi territori mettono assieme. Il valore dell’export, ma soprattutto della manifattura, significativo di come da queste regioni si possa partire per agganciare la ripresa. L’accordo sottolinea l’importanza di mettersi assieme e come le Camere riescano a lavorare in rete in un momento difficile di mutamento epocale dello scenario economico. Sono 28 Camere che si collocano nella fascia alta dell’efficienza del sistema. Si dà vita a una collaborazione strutturata che mette a fattor comune e disposizione elementi di eccellenza come l’internazionalizzazione, l’ufficio studi, la progettazione europea, per dare risposte sempre più efficaci alle imprese».

Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere Italiana
«In un momento cruciale per il sistema camerale, questo accordo costituisce una novità, un messaggio di innovazione che parte dalla concretezza e da una piattaforma consolidata e apprezzata di servizi. Non si crea una sovrastruttura, ma uno strumento per innervare il Paese, che ben si inserisce nella grammatica della riforma del sistema camerale».

Le aree vaste rappresentano un nuovo ambito in cui organizzare la rete di relazioni delle imprese e tra le imprese, pur mantenendo attenzione, nelle linee di intervento, alle differenti peculiarità e diversi valori di identità dei territori.

La grande area costituita da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentra più del 40 per cento del PIL nazionale, esprime il 54 per cento di quanto prodotto dall’industria manifatturiera, e il 55 per cento del valore delle esportazioni di beni verso l’estero.

Il Prodotto interno lordo complessivo vale 625 miliardi e pone l’area davanti a Paesi quali Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una ricchezza creata pari al 5 per cento di quanto realizzato dall’intera Unione Europea.

Questi pochi dati fanno comprendere la rilevanza economica che ha una macro-area composta da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Numeri che la collocherebbero al vertice delle aree europee, tuttavia le motivazioni che portano le tre Unioni regionali delle Camere di commercio a muoversi in una logica di area vasta vanno ben oltre i primati statistici.

È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento le Unioni regionali e le Camere di commercio delle tre regioni.

Il territorio è sempre meno quello definito dai confini amministrativi, ma dove insistono le relazioni delle imprese, aree vaste a geometria variabile i cui confini sono in perenne riconfigurazione.

I settori tradizionali si sono ricomposti in filiere che tengono insieme componente manifatturiera e terziaria, rendendo sempre più complesso scindere le attività che compongono la catena del valore.

La dimensione d’impresa, tradizionalmente identificata dal numero degli addetti, è stata sostituita dalla dimensione strategica, dall’intensità delle relazioni che l’impresa ha in essere con altri attori economici, privati o pubblici.

Su queste basi nasce il protocollo di intesa finalizzato all’integrazione operativa di attività e progetti di ogni singolo sistema camerale regionale, valorizzando eccellenze, esperienze e competenze che hanno garantito sino a oggi servizi riconosciuti di alta qualità dalle imprese.

Tra gli specifici ambiti di intervento, come prioritari, sono individuati:
studi e monitoraggio economia, servizi e progetti di internazionalizzazione (e l’occasione di Expo 2015 sarà un immediato banco di prova), progetti e opportunità europee.

Un secondo punto è la collaborazione sempre più strutturata e consolidata tra le realtà camerali delle tre regioni, anche nel contesto della riallocazione delle funzioni già delle Province, con l’obiettivo di una progressiva omogeneizzazione delle politiche a sostegno della competitività delle imprese in ambito di area vasta interregionale.

A questo scopo, le Giunte delle tre Unioni regionali si incontreranno almeno due volte all’anno per definire le linee di indirizzo politico-strategiche.

Sarà definito un programma di attività comune che sarà verificato con un monitoraggio specifico per valutare criticità e risultati.

Un portavoce, nominato tra i tre presidenti, secondo un principio di rotazione, rappresenterà opinioni, proposte e volontà della nuova “squadra di macroarea”, aperta in futuro agli apporti e alle collaborazioni di altri Sistemi Camerali regionali che ne condivideranno gli obiettivi.