Venezia, 23 maggio 2016 – Veneto, una regione a forte infiltrazione camorristica che nel 2015 havisto però raddoppiare il numero di beni confiscati alle organizzazioni criminali. I numeri e le mappe aggiornate sono contenute nello studio «Le mafie liquide in Veneto. Forme e metamorfosi della criminalità organizzata nell’economia regionale», realizzato da Unioncamere del Veneto e Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, nell’ambito dell’ormai pluriennale protocollo di intesa, sottoscritto a Venezia nel 2012, che hanno scelto di renderlo pubblico oggi 23 maggio in occasione della ricorrenza della strage di Capaci, in concomitanza con la giornata di studio “Costruire la cultura della legalità” organizzata dall’Università Ca’ Foscari e Ufficio Scolastico Regionale, anche con il patrocinio di Unioncamere Veneto.
Nelle regioni del Nord sono 15 le organizzazioni attive nel traffico o nella vendita di sostanze stupefacenti, di cui 3 inVeneto dove ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra si spartiscono traffici e profitti con le organizzazioni straniere. L’organizzazione più attiva è la camorra attraverso l’estorsione connessa all’usura.
La confisca dei beni in mano alla criminalità organizzata ha registrato un considerevole balzo in avanti. Dagli 88 beni censiti in Veneto nel 2013, si è infatti passati ai 186 nel 2015 (+98).
L’incidenza percentuale sul totale dei beni confiscati in Italia rimane evidentemente molto bassa, meno dell’1% ma, scomponendo i dati, si riscontra come il Veneto sia la regione largamente più attrattiva nel Nord Est. Prendendo in considerazione la distribuzione della presenza mafiosa per settori, il comparto più colpito è l’edilizia. In termini quantitativi, Venezia è la provincia del Veneto che al 31 dicembre 2015 ha registrato il maggior numero di beni confiscati (60), seguita da Verona (54), Padova (36), Belluno (17), Vicenza (10), Treviso (5) e Rovigo (4).