Venezia, 16 gennaio 2015 – L’embargo russo rallenta l’export del Veneto, ma mette in ginocchio soprattutto il comparto agroalimentare. Nei primi nove mesi del 2014 l’export complessivo veneto verso la Russia, dopo le misure protezionistiche in seguito alla tensione nei rapporti politici fra Mosca e l’Europa per la crisi Ucraina, ha subito un calo del -7,6% (nel 2013 la crescita era stata del +9,7%), ascrivibile quasi interamente ai prodotti agroalimentari. Tra gennaio e settembre 2014, infatti, l’agroalimentare veneto verso la Russia ha subito una flessione del -11%, che sfiora il -30% se si considerano soltanto i prodotti alimentari soggetti ad embargo (carne di manzo, carne suina ed avicola, frutta e verdura, latte e formaggi). A salvare parzialmente il quadro sono le esportazioni di vino ed alcolici, che fanno scendere la fetta di mercato persa dal 30% al 20%.
«Va considerata l’idea che quel mercato sia destinato a non tornare ai livelli pre-crisi ucraina anche se le sanzioni e le conseguenti ritorsioni dovessero rientrare. Diventa indispensabile, per i nostri produttori, ampliare il raggio d’azione del proprio mercato in modo da ridurre il più possibile i rischi di tensioni oggi più che mai presenti su tanti scacchieri mondiali. In tutto questo – spiega Fernando Zilio, presidente Unioncamere Veneto – chi non fa una bella figura è l’Unione Europea, peraltro nei mesi scorsi a guida italiana, che non solo non ha saputo gestire la questione degli aiuti ai produttori colpiti (valga per tutti il caso della Polonia che ha gonfiato i volumi) ma non sembra in grado di rappresentare una propria linea stretta tra i dettami dell’Alleanza Atlantica e le forniture energetiche russe».
Se questa tendenza venisse confermata anche dai dati dell’ultimo trimestre, secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Unioncamere del Veneto sull’impatto economico derivante dai divieti alle importazioni adottate da Mosca dopo le sanzioni Ue per la crisi ucraina, solo nel 2014 l’embargo russo costerà alle imprese esportatrici dell’agroalimentare veneto almeno 7,5 milioni di minori vendite, ma a rischio è l’export dell’intero comparto, che vale oltre 90 milioni di euro (dati 2013).