Venezia, 11 febbraio 2015 – Una riforma del sistema camerale profonda ma necessaria per snellire la burocrazia ed aumentare l’efficienza, che però non coglie impreparato il Veneto. Anzi, la regione locomotiva d’Italia, che per Pil rappresenta la terza economia nazionale, è stata la prima ad agire concretamente secondo le direttive del Governo e guarda già avanti progettando una semplificazione delle strutture per l’internazionalizzazione.
Dopo l’incontro tenutosi la scorsa settimana a Roma fra i presidenti delle Camere di Commercio d’Italia col ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione MariaAnna Madia, il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, in Veneto è pronta ad entrare ancor più nel vivo la “macchina” della riforma camerale.
Anticipando tutti, nell’ottobre 2014 il Veneto havisto ufficializzata dal ministero dello Sviluppo Economico – prima in Italia – la fusione delle Camere di Commercio di Venezia e Rovigo (Delta Lagunare) e a novembre ha dato il via al piano operativo per unire anche le Camere di Treviso e Belluno. Secondo i parametri fissati dal Governo – dopo il taglio progressivo del diritto camerale: 35% nel 2015, 40% nel 2016 e 50% nel 2017 –, le Camere di Commercio dovranno avere una soglia di almeno 80mila imprese e vincoli territoriali e di specificità. Da qui il piano di riforma che inVeneto prevede il passaggio da7 a 5 Camere di Commercio: Padova, Verona, Vicenza, Venezia-Rovigo e Treviso-Belluno.
«Ri-formarsi per non essere ri-formati – dichiara il presidente di Unioncamere del Veneto, Fernando Zilio – è l'”affermazione – stella polare” che Unioncamere ha scelto di seguire nella convinzione che il sistema camerale, proprio perché va difeso da chi vorrebbe smantellarlo per appropriarsi delle sue eccellenze, deve aggiornarsi nelle strutture e nella mentalità non rinnegando il proprio passato ma nemmeno rimanendovi ancorato quasi fosse un totem inattaccabile. In questo senso, forte dell’appoggio di Unioncamere nazionale, con lo sguardo rivolto a possibili collaborazioni anche con le Unioni delle regioni contermini e forte soprattutto dei suoi 50 anni di vita appena festeggiati, Unioncamere del Veneto sta seguendo e sostenendo il processo di adeguamento delle Camere regionali il cui contributo alla crescita, allo sviluppo, ma anche al contrasto della crisi è fuori dubbio».
Il Veneto nonsi limiterà tuttavia a una riforma solo in “chiave interna”, bensì metterà mano anche a una semplificazione dell’internazionalizzazione per accompagnare con sempre maggiori competenze le imprese all’estero. Il Veneto rappresenta la seconda regione d’Italia dopo la Lombardia per valore delle esportazioni (circa 52,7 miliardi, stima 2014), con un bacino di 29.809 aziende esportatrici: 298 rappresentate da grandi esportatori (oltre 30 milioni di euro), 652 da medi esportatori (tra 10 e 30 milioni di euro) e ben 28.859 da piccoli esportatori (sotto i 10 milioni di euro). Questi ultimi vanno accompagnati per aumentare i loro volumi d’affari all’estero. In quest’ottica, rispondendo alle richieste arrivate dal Governo al fine di snellire i servizi, è necessario pensare a una riorganizzazione e miglioramento del servizio di promozione all’estero e di accompagnamento delle aziende.