Veneto, nel terzo trimestre 2022 calo della domanda e produzione industriale in rallentamento: +0,8% variazione destagionalizzata

Nel terzo trimestre del 2022 il quadro economico internazionale è caratterizzato da un forte rallentamento della domanda, causato da un lato dall’erosione del potere d’acquisto delle famiglie per l’impennata dell’inflazione, dall’altro dalle politiche monetarie più restrittive volte a contrastarla. Nonostante questo, tra luglio e settembre 2022 i livelli di produzione delle imprese manifatturiere venete registrano ancora un andamento positivo grazie agli ordini accumulati e non ancora evasi per le difficoltà di approvvigionamento, particolarmente acute in primavera.

Secondo l’indagine VenetoCongiuntura condotta a ottobre su un campione di più di 1.600 imprese con almeno 10 addetti e un’occupazione complessiva di oltre 74.000 addetti, nel terzo trimestre 2022 la produzione ha registrato una variazione congiunturale destagionalizzata positiva pari a +0,8% (-6,4% la variazione non destagionalizzata). Tale andamento è confermato da un portafoglio ordini che non crolla (60 giorni) e da un grado di utilizzo degli impianti che resta sugli stessi livelli del trimestre precedente (74%). Il confronto rispetto allo stesso periodo del 2021 invece dà segnali di rallentamento dell’attività manifatturiera: la produzione tendenziale ha registrato un +3,1% rispetto al +6,2% dello scorso trimestre.

Le attese degli imprenditori per fine anno si assestano rispetto al trimestre precedente: in media, la quota di che scommette sull’aumento della produzione tra ottobre e dicembre è pari al 46%(era 41% nel secondo trimestre 2022), 30% è la quota di chi prevede una situazione stazionaria (era 34%) e il 24% (era 25%) si attende una diminuzione.

“Le recenti dinamiche mostrano un quadro caratterizzato da rapidi cambiamenti delle condizioni dell’economia”  commenta il Presidente di Unioncamere del Veneto Mario Pozza. “I livelli di produzione delle imprese manifatturiere registrano ancora un andamento positivo, con una variazione congiunturale destagionalizzata positiva pari a +0,8%, tra luglio e settembre grazie agli ordini accumulati e non ancora evasi per le difficoltà di approvvigionamento, particolarmente acute in primavera. Il portafoglio ordini non crolla (60 giorni) e anche il grado di utilizzo degli impianti resta sugli stessi livelli del trimestre precedente (74%). Il confronto rispetto allo stesso periodo del 2021 invece dà segnali di rallentamento dell’attività manifatturiera: la produzione tendenziale ha registrato un +3,1% rispetto al +6,2% dello scorso trimestre. Le prospettive degli imprenditori per la fine del 2022 rimangono ancora, inaspettatamente, positive. Sulle attese degli imprenditori pesa probabilmente il sostegno alla domanda offerto dal PNRR, il cui totale degli investimenti equivale al 0,8% del PIL. Molta più incertezza si registra, invece, nelle attese della domanda sia interna che estera, con risposte distribuite in modo omogeneo tra crescita, stazionarietà o flessione. Secondo Prometeia, il PIL Veneto crescerà del +3,8% nel 2022, in rialzo rispetto alla stima di luglio (era +3,4%), mentre è previsto in peggioramento nel 2023 dal +1,9% stimato a luglio al +0,1% di ottobre.

La frenata sarà determinata principalmente dalla contrazione degli investimenti e dei consumi delle famiglie. La debolezza della domanda è il fattore chiave che incide su queste previsioni”.

A livello settoriale spiccano le variazioni tendenziali più marcate della produzione dei comparti marmo, vetro e ceramica (+6,7%), alimentare, bevande e tabacco (+6,6%) e carta e stampa (+6%). Positive anche le variazioni di macchine ed apparecchi meccanici (+3,9%) e gomma e plastica (+3,5%) come anche quelle di legno e mobile (+2,8%), macchine elettriche ed elettroniche (+2,6%) e metalli e prodotti in metallo (+1,2%) che però si collocano appena sotto il dato medio regionale. Continuano a mostrare sofferenza invece i settori mezzi di trasporto (-2,5%) e tessile e abbigliamento (-3,9%) che registrano variazioni negative.

Il rallentamento tendenziale della variazione della produzione è confermato anche dalla distribuzione media dei giudizi. Rispetto ai valori del secondo trimestre 2022, le imprese interessate da un aumento della produzione scendono al 50% (erano 62% lo scorso trimestre) mentre crescono al 31% le imprese che dichiarano una diminuzione (erano 23%). Cresce anche la quota delle imprese che dichiarano una sostanziale stabilità passando al 19% (era 16%).

La tenuta dell’attività manifatturiera su base congiunturale è confermata anche da un portafoglio ordini che non crolla e che segna in media 60 giorni di produzione assicurata (era 62 nel trimestre precedente). L’indicatore del grado di utilizzo degli impianti si attesta al 74%, in linea con il dato della prima metà del 2022. A livello settoriale il maggior utilizzo degli impianti ha riguardato il legno e mobile (76%), la carta e stampa (76%), i metalli e prodotti in metallo (76%) e l’alimentare e bevande (75%).

Per quanto riguarda il livello delle giacenze dei prodotti finiti, nel trimestre in esame il 56% delle imprese industriali lo ritiene adeguato, il 7% del campione valuta le giacenze scarse, mentre l’8% in esubero. Il 27% delle imprese non tiene giacenze in azienda.

Le previsioni

Nonostante il calo dei consumi interni e il rallentamento della domanda globale facciano salire le preoccupazioni di un possibile ridimensionamento degli ordini sia sul mercato interno sia soprattutto sul mercato estero, le attese degli imprenditori per fine anno rimangono positive e registrano un assestamento rispetto alle previsioni del trimestre precedente. In media, la quota di imprenditori che scommettono sull’aumento della produzione tra ottobre e dicembre è pari al 46% (era 41% nel secondo trimestre 2022), 30% (era 34%) è la quota di imprenditori che prevede una situazione di stazionarietà e 24% (era 25%) quelli che si attendono una diminuzione. Molta più incertezza si registra, invece, nelle previsioni sul tono della domanda, sia interna che estera: le attese si equidistribuiscono nelle tre posizioni di crescita, stazionarietà o flessione.

Indice regionale della produzione industriale (IRPI)

Nel secondo trimestre 2022 l’indice grezzo della produzione industriale è stato pari a 152,4 registrando un aumento rispetto allo scorso trimestre (+3,7%). L’indice destagionalizzato della produzione industriale è risultato pari a 147,4 segnando un lieve aumento rispetto al trimestre precedente (+0,3%).

La produzione industriale in Europa

Unioncamere del Veneto mette a confronto la dinamica della produzione industriale del Veneto (dati destagionalizzati) con quella della produzione industriale riguardante l’Italia, l’Area Euro e due regioni europee a forte vocazione industriale, come il Baden-Württemberg (Germania) e la Catalunya (Spagna).

Nel terzo trimestre 2022 l’incremento della produzione industriale regionale (+0,8% il dato destagionalizzato) è superiore sia rispetto a quello nazionale che risulta in diminuzione (-0,4%) sia confrontato con quello dell’Area Euro (EU19) (+0,5%) che registra un aumento meno marcato. Il confronto con le altre regioni europee evidenzia un andamento in linea con la regione tedesca del Baden-Württemberg (+0,8%) mentre la regione spagnola della Catalunya (-0,2%) accusa una diminuzione dei livelli produttivi.