Entro il 2025, sei lavoratori su dieci dovranno avere competenze green o digitali. Sono le previsioni per i prossimi anni del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere – presentate alla trentesima edizione di Job&Orienta, il salone dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro 2021. Nei prossimi cinque anni, il mercato del lavoro avrà bisogno di almeno 2,2 milioni di nuovi lavoratori in grado di gestire soluzioni e sviluppare strategie ecosostenibili (il 63% del fabbisogno del quinquennio che include anche il turnover) e di due milioni di lavoratori in grado di saper utilizzare il digitale (il 57%).
Le sfide green e digitale
Ecosostenibilità e digitalizzazione sono, secondo Excelsior, tra i principali fattori di trasformazione per il mercato del lavoro. E a partire dal 2022 un ulteriore impulso arriverà grazie all’attuazione delle misure previste nel Pnrr. Già nell’ultima parte del 2021 – si legge in una nota di presentazione delle stime – le imprese hanno intrapreso la ricerca di competenze per il green e il digitale per dare slancio alla ripresa.
Dall’edilizia alla chimica
Le competenze green sono ritenute strategiche principalmente per i profili legati all’edilizia e alla riqualificazione abitativa (tecnici e ingegneri civili e installatori di impianti), per ingegneri elettronici e delle telecomunicazioni, tecnici e gestori di reti e sistemi telematici e tecnici chimici. Le competenze digitali sono state richieste invece prevalentemente ai profili professionali ICT, quali analisti e progettisti di software, progettisti e amministratori di sistemi ma anche a ingegneri energetici e meccanici e a disegnatori industriali.
Cuochi ecosostenibili
Questo fenomeno sempre più pervasivo in tutti i settori dell’economia interesserà non solo nuovi green jobs ma anche occupazioni esistenti. Per esempio, anche per i cuochi saranno sempre più importanti le competenze legate alla ecosostenibilità richieste dai consumatori e vantaggiose per le imprese, come l’attenzione alla riduzione degli sprechi, all’uso efficiente delle risorse alimentari e all’impiego di produzioni di qualità e legate al territorio (a chilometro zero).
Fonte: Il Sole 24 Ore