Quello che emerge dall’indagine “I giovani e il lavoro che cambia” realizzata da IPSOS per Unioncamere del Veneto è un immaginario forgiato dalla voglia di fare e mettersi in proprio tipico della tradizione veneta e alimentato dall’esempio di nonni e padri, ma anche dall’immagine che i giovani di oggi hanno degli imprenditori nostrani. La ricerca, realizzata su un campione di 500 giovani della Regione non occupati di età compresa tra i 16 e i 30 anni, ha indagato il loro rapporto con il lavoro e il mondo dell’impresa, per cogliere e analizzare il mismatch che si registra tra domanda e offerta di occupazione e per leggere i fenomeni di abbandono del lavoro da parte di molte giovani nel corso dell’ultimo periodo.
Alla presentazione, tenutasi mercoledì 28 settembre a Mestre, hanno partecipato Mario Pozza, presidente Unioncamere del Veneto, Tiziano Barone, direttore Veneto Lavoro, e Claudio Gagliardi, vicesegretario Generale Unioncamere Italiana. Il direttore scientifico Ipsos Enzo Risso ha presentato l’indagine “Qual è l’importanza e il significato del lavoro nei giovani non occupati del Veneto?”. Ha concluso l’assessore all’Istruzione, Formazione, Lavoro, Pari opportunità della Regione del Veneto Elena Donazzan.
“C’è bisogno di giocare d’anticipo sui processi di trasformazione del lavoro per orientare le scelte formative dei nostri giovani – commenta Mario Pozza – Unioncamere del Veneto sta lavorando per dare qualità alle imprese del territorio favorendo la nascita di professionalità adeguate alle evoluzioni del mercato, ad esempio attraverso il sostegno agli ITS. Qui entra in gioco la rilevanza dell’orientamento alle professioni, su cui il sistema camerale si sta spendendo da tempo. Lo strumento dei PCTO, la cosiddetta ‘alternanza scuola-lavoro’ ora messa in discussione per i recenti drammatici accadimenti, resta importante e strategico, certo ponendo la sicurezza sui luoghi di lavoro come priorità assoluta, perché il bisogno che il mondo dell’impresa ha di professionalità e competenze è estremamente forte”.